Enzo Sereni, Israele e la politica del coraggio
Enzo Sereni. Figura fondamentale della storia del sionismo, utopista, socialista, pacifista eppure eroe di guerra, un uomo la cui vita è divenuta essa stessa testimonianza e concretizzazione delle sue idee e dei suoi insegnamenti. Questo è l’ebreo italiano che negli anni Venti scelse di abbandonare la comoda vita borghese per inseguire il sogno di Eretz Israele e che trovò la morte a Dachau nel 1944 dopo essersi paracadutato in Emilia per aiutare la Resistenza raccontato da Ruth Bondy, illustre giornalista israeliana di origine ceca, nel libro Enzo Sereni. L’emissario uscito nel 1973. Questa la figura discussa e approfondita nella serata Il fuoco nella mente. Le scelte di vita e le molte vite di Enzo Sereni, organizzata da Assessorato alla Cultura della Comunità ebraica di Milano, Nuovo Convegno e Gruppo sionistico milanese per presentarne la versione italiana curata da Sarah Kamiski e Maria Teresa Milano e pubblicata dalla casa editrice Le Chateau di Aosta. Presente fra gli altri anche il vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Roberto Jarach. “Spesso parliamo di uomini come Sereni considerandoli semplicemente utopisti, alla ricerca di qualcosa fuori dalla realtà – ha introdotto la discussione Stefano Jesurum, giornalista e consigliere della Comunità di Milano, dopo il benvenuto dell’assessore alla Cultura Daniele Cohen – Ma se è vero che l’utopia è tale nella misura in cui non si realizza, è anche vero che per chi la cerca e combatte per renderla concreta, l’utopia diventa realtà. E forse, uno dei problemi della nostra società oggi, è proprio di dedicarsi troppo poco alle utopie”.
“Quando ci soffermiamo sulle vicende di Sereni – il commento di Marco Brunazzi vicepresidente dell’Istituto di studi storici Gaetano Salvemini di Torino – lo facciamo avendo bene a mente cosa accadde dopo. Per questo non è facile apprezzare fino in fondo l’originalità della prospettiva di Sereni allora, in un ebraismo italiano che dopo l’emancipazione viveva grandi inquietudini sul piano identitario. Quesiti che per molti trovarono una risposta nelle utopie nazionali ricercate col Risorgimento, per altri nel socialismo, talvolta in entrambi. Nell’aderire al sionismo Enzo Sereni fece una scelta innovativa”.
A mettere in guardia dalla tentazione di mitizzare la figura di Sereni, di decontestualizzarla dall’epoca in cui visse e dalla sua dimensione umana, è stato lo storico David Bidussa “Sereni non era semplicemente un idealista entusiasta, era un uomo lucido che scelse di portare avanti una scommessa politica per il futuro ben precisa, quella di creare uno stato per gli ebrei europei. Una scommessa che in qualche modo perse, perché in Israele quelle persone arrivarono solo parzialmente, mentre gran parte della popolazione giunse dai paesi mediorientali, eventualità che non era stata prevista, ma questo non scalfisce il messaggio di Sereni: la politica deve rappresentare una continua scommessa sul domani. Per vincerla è necessario esserci, parlando anche con persone con cui fino a poco prima ci si trovava in disaccordo, viaggiando, ascoltando e comprendendo la storia e i problemi altrui”.
Rossella Tercatin – twitter @rtercatinmoked