Elezioni in piccolo
Periodo di elezioni nelle scuole superiori: i ragazzi sono chiamati a scegliere i propri rappresentanti di classe e d’istituto; per quest’ultimo nella mia scuola, forse a causa di un sistema elettorale che potremmo definire“minoritario” (volto a favorire l’elezione di rappresentanti di liste diverse) si confrontano più liste di due o tre candidati ciascuna, con programmi molto simili tra loro, tutte concentrate su proposte pratiche (comunicazione interna, feste, specchi nei bagni, ecc.) e programmaticamente neutrali dal punto di vista politico. Inevitabilmente gli eletti prima o poi si troveranno a prendere decisioni in qualche modo ideologiche, fosse anche semplicemente scegliere se fare una festa più o meno costosa in una discoteca più o meno chic; eppure in campagna elettorale le discussioni ideologiche sembrano bandite. È una caratteristica dei giovani d’oggi? Non direi, visto che abbiamo assistito a fenomeni per ceri versi analoghi nelle nostre elezioni comunitarie o per l’UCEI; qui i meccanismi elettorali hanno determinato a volte una tendenza opposta (liste unitarie formate da persone con opinioni molto distanti tra loro su temi anche rilevanti), ma l’effetto in fondo è simile: le elezioni non sono più un momento di confronto tra diverse opinioni, e il dibattito ideologico avviene in altre sedi, dove parteciperanno solo le persone interessate. Le elezioni invece coinvolgono tutti, (non si scappa, anche non votare è una scelta), più o meno vicini e più o meno politicizzati: quale occasione migliore per un ampio confronto tra diverse opinioni? Perché sprecarla? Forse in entrambi i casi (la scuola e il mondo ebraico) si tende a pensare che il contesto sia troppo ristretto – non si scomodano le ideologie per poche centinaia di voti. A me pare invece che proprio i piccoli numeri dovrebbero rappresentare un incentivo: se un voto o due possono fare la differenza ciascuno sa di essere rilevante e sente il peso di questa responsabilità; a maggior ragione dunque dovrebbe aver voglia di esprimere la propria opinione e non limitarsi a scrivere un nome o fare una crocetta delegando il dibattito agli “addetti ai lavori”. Anche così, comunque, le elezioni “in piccolo” sono utili, perché costituiscono una sorta di palestra che aiuta ad allenarsi per quelle “grandi”: questo è vero per elezioni scolastiche, dove i ragazzi imparano la democrazia, ma in fin dei conti è vero anche per le nostre Comunità, dove i piccoli numeri forse una volta tanto possono essere in parte un vantaggio.
Anna Segre, insegnante