Poche parole nella vita di tutti
Le Poste Italiane emetteranno il 10 novembre un francobollo da 75 centesimi dedicato a Primo Levi. Chissà quanti tra coloro che lo useranno (il francobollo sarà commercializzato in quasi tre milioni di esemplari) faranno caso alle parole iniziali di Se questo è un uomo che si leggono dietro il ritratto dello scrittore, ma comunque quelle parole entrano simbolicamente a far parte della vita di tutti. Il rapporto tra dimensione individuale e collettiva della memoria è stato uno dei numerosi temi trattati ieri da Mario Barenghi, docente di Letteratura italiana contemporanea presso l’Università di Milano-Bicocca, nell’annuale lezione organizzata dal Centro Internazionale di Studi Primo Levi, dal titolo Perché crediamo a Primo Levi? Da ogni Lezione Primo Levi (da questa come dalle tre degli anni precedenti) sono uscita con la gioia stupita di aver scoperto qualcosa di nuovo in testi che credevo di conoscere perfettamente. Una lezione così ricca di idee, suggestioni e spunti per ulteriori riflessioni non può essere riassunta in poche righe. In questo contesto vale la pena di notare, comunque, che alcune di queste suggestioni potrebbero essere sviluppate ulteriormente in ambito ebraico: per esempio, quando il prof Barenghi ha sottolineato la concretezza determinata dall’uso di “questo” (Considerate se questo è un uomo, Considerate se questa è una donna, Meditate che questo è stato, Vi comando queste parole) mi è venuta in mente l’Haggadà di Pesach: “Io faccio questo per quello che il Signore fece a me quando io uscii dall’Egitto”.
Anna Segre, insegnante