In cornice – La vertigine dei colori

In un’opera d’arte, il colore è uno dei primi elementi che ci colpiscono, qualche volta anche troppo, impedendoci di vedere il resto. Ovvio, si dirà, ma nessuno l’aveva veramente capito e sfruttato prima degli espressionisti di inizio Novecento; nessuno aveva cercato di creare un parallelo fra un colore e stato d’animo che provoca e che trasmette, come Kandinsky. Se volete sentire l’impatto del colore sulla vostra percezione dell’arte, non perdete tempo, e il prossimo fine settimana prendete la macchina, attraversate la frontiera con la Svizzera dal Gran S.Bernando o dal Sempione e andate a Martigny. Alla fondazione Giannada sono esposte un gran numero di opere della collezione Merzbacher, fatta di Matisse, Kandinsky, Vlaminck, Jawlensky, Beckmann, un tripudio di grandi nomi, ma soprattutto di colori impressionanti, di opere scelte con cura una dopo l’altra. Prendete “Dame au chapeau de paille jaune” (donna col capello di paglia giallo) di Jawlensky. Il rosso intenso dello sfondo, che è lo stesso delle rose che la donna ha in mano e sul cappello e del bordo del cappotto, ci parla delle aspettative romantiche di quella donna, e del luogo altrettanto romantico che aveva scelto per il suo incontro. A contrasto, il giallo che poi sfuma in verde/blu del suo viso, la stessa posizione del viso appoggiato sulla mano, dà invece immediatamente la sensazione dello sconforto, della delusione delle sue aspettative. Come scriveva Kandinsky, il giallo abbaglia e respinge. Per questo il capello, sempre in giallo, ci dice che in qualche misura la donna è abituata a queste delusioni, lei stessa in parte le provoca con il suo atteggiamento; così Jawlensky scrive nel titolo che il cappello è di paglia, inconsistente, debole, anche se di paglia non è affatto. Andate a Martigny, o altrimenti su Google, e guardate l’opera: vi colpirà senza dubbio, e soprattutto grazie ai colori. Dopo aver bene osservato la collezione, la sua ricchezza e bellezza, soffermatevi a pensare anche a chi l’ha creata, Werner Merzbacher, uno dei maggiori collezionisti di arte moderna al mondo, spedito in Svizzera quand’aveva poco più di dieci anni dai suoi genitori che poi vennero uccisi, con tutta la famiglia, ad Auschwitz.

Daniele Liberanome, critico d’arte