Qui Milano – Bookcity a porte aperte
“Siamo il popolo del libro. Ci sembrava più doveroso offrire il nostro contributo a una manifestazione che ha portato Milano a diventare la città della lettura. E il successo è andato oltre ogni aspettativa”. È soddisfatto Daniele Cohen, assessore alla Cultura della Comunità ebraica di Milano all’indomani della rassegna che ha portato nella sinagoga di via Guastalla centinaia e centinaia di persone per il filone ebraico di Bookcity. “Ci tengo a ringraziare i cittadini milanesi per essere venuti a trovarci nonostante la coda fuori dal tempio e la concorrenza di altri straordinari eventi in vari luoghi della città. Li ringrazio soprattutto per aver capito e apprezzato il nostro approccio al festival”. Un approccio che ha visto come grande protagonista la casa editrice fiorentina Giuntina, pilastro fondamentale della divulgazione e della riflessione sulla cultura ebraica in Italia: in occasione Jewish & the City – L’ebraismo a portata di libro, è stato chiesto a diversi esponenti del mondo della cultura di “adottare” un titolo del catalogo Giuntina, e di condividere con il pubblico emozioni e spunti scaturiti dalla sua lettura. “Ciò che ha caratterizzato il progetto Bookcity è stata la volontà di promuovere le idee più che il lato commerciale del mondo della lettura – spiega Shulim Vogelmann fondatore della Giuntina – Penso che questo filo conduttore bene si adatti anche al lavoro che compie la nostra casa editrice. Siamo particolarmente contenti del successo di pubblico, che ha dimostrato come l’ebraismo si confermi un linguaggio culturale adatto a tutti per comprendere meglio il mondo”.
Tanti i protagonisti della maratona di incontri, con la sinagoga affollata dal primo pomeriggio fino alla sera. Ad aprire l’intervento del rabbino capo di Milano Alfonso Arbib, che si è interrogato sul concetto di divulgazione culturale (nello specifico della Torah) nella tradizione ebraica, che appare controverso “Quando parliamo di divulgazione dobbiamo fare riferimento a due episodi: l’opera di Mosè che riportò la Torah in settanta libri e la traduzione in greco all’epoca di Tolomeo – le parole del rav – Ebbene dobbiamo ricordare che parliamo di due episodi molto diversi perché quella di Mosè fu un’iniziativa interna verso l’esterno, la Bibbia dei Settanta fu un’opera imposta da un re alle sue condizioni”.
Non si è limitato a scegliere un volume, ha invece adottato l’intero catalogo lo storico David Bidussa, che ha condotto la platea nella storia e nel significato dell’opera di Giuntina, a partire dalla sua fondazione nel 1980 con la pubblicazione de La Notte di Elie Wiesel. “Quello dell’editore è un mestiere strano, in cui si deve guardare al profitto, ma il profitto non può essere l’unico punto di riferimento. Un editore deve tentare di creare e innovare il gusto culturale, anche senza riuscirci. Ciò che caratterizza il lavoro di Giuntina è proprio il creare la domanda, prima che l’offerta” ha spiegato Bidussa, approfondendo poi vari aspetti della casa editrice, dalla scelta grafica delle copertine, alle caratteristiche del lettore tipico, fino al ritratto dell’ebraismo che merge dai libri pubblicati, dando così il la agli intellettuali che hanno partecipato all’evento: la direttrice del Teatro Parenti André Ruth Shammah parlando di Scrivere dopo per scrivere prima di Giacoma Limentani, il vicedirettore di Panorama Walter Mariotti con Angeli e uomini di Catherine Chalier, lo stesso Vogelmann che ha conquistato il pubblico con Le mie migliori barzellette ebraiche, il filosofo Giulio Giorello che ha scelto L’ebreo e l’ebraismo nell’opera di Rembrandt di Anna Seghers e infine Stefano Levi Della Torre con LTI di Victor Klemperer.
Già nei giorni precedenti, diversi gli appuntamenti di Bookcity in cui la cultura ebraica è stata grande protagonista, dalla presentazione di Qabbalessico di Haim Baharier (la Giuntina, 2012), all’incontro con lo scrittore David Grossman. A confermare l’interesse che Milano manifesta nei suoi confronti “Uno degli obiettivi che il nostro Consiglio si è dato è proprio quello di far crescere i momenti di incontro con la città – conclude Daniele Cohen – Il mio auspicio è che in un momento in cui spesso la Comunità fa fatica a trovare coesione, queste occasioni ci ricordino quanto la cultura rappresenti uno strumento per ritrovarci tutti insieme”.
Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked