Chi dà fastidio ai nemici di Israele
Giustamente Rossella Tercatin nel suo resoconto sulla serata milanese di JCall di martedì scorso si è concentrata sui discorsi degli oratori e non ha dato spazio ai violenti interventi visceralmente antisraeliani, in effetti non certo meritevoli di menzione per il loro contenuto. A livello di pilpul mi pare tuttavia che valga la pena fare qualche riflessione. Prima di tutto, gli italiani che si proclamano filopalestinesi sembrano in qualche modo più realisti del re (l’intervento, pur molto duro, di una ragazza egiziana è stato decisamente più pacato). Si trattava spesso di proclami e dichiarazioni, enunciati in modo perentorio, accompagnati dall’esposizione di una grande bandiera palestinese alle spalle di chi interveniva; nessuna ricerca di un dialogo o di un confronto, ma un’enunciazione di verità rivelate. Che tali verità corrispondano o meno ai fatti sembrava quasi un problema secondario: all’invito da parte di Stefano Levi Della Torre ad informarsi meglio è stato risposto che erano molti in sala a pensare la stessa cosa, che le loro opinioni sono condivise anche da molti ebrei e che c’è libertà di pensiero. Vale anche la pena notare come sia diffusa la logica perversa secondo cui chi ha più vittime è sicuramente dalla parte della ragione.
Scopro l’acqua calda? Certamente, ma vale la pena sottolineare il contesto: non una manifestazione pro-Palestina ma un dibattito alla Casa della Cultura, in risposta a oratori che già avevano usato toni fortemente critici nei confronti dell’attuale governo israeliano. Di fronte a questo astio espresso in modo così violento e ottuso viene a volte la tentazione di chiedersi chi ce lo fa fare: a che scopo farsi il sangue cattivo all’interno del mondo ebraico, prendersi le accuse di tradimento e le offese per poi essere attaccati anche dall’altra parte in quanto “sionisti” (parola considerata già di per sé un insulto)?
In fin dei conti, però, tutto questo astio dimostra che ai nemici di Israele i gruppi come JCall danno molto fastidio: dà fastidio Gad Lerner che si sdegna per le vittime palestinesi e poi dichiara: “Sì, sono sionista, e allora?”; dà fastidio Stefano Levi Della Torre che si scaglia contro l’inerzia di Netanyahu e contemporaneamente si chiede come mai a Gaza abbiano speso i soldi in missili da lanciare contro Israele anziché in scuole e rifugi. Danno fastidio perché escono dal confortante meccanismo di propaganda contro propaganda. Danno fastidio perché mettono in discussione schematismi troppo facili. Danno fastidio perché si intuisce che saranno ascoltati da persone che probabilmente non darebbero retta ai difensori di Israele senza se e senza ma. Non da tutti, certo, probabilmente da pochi, ma se anche una sola persona entrata l’altra sera in sala piena di certezze antisraeliane ne è uscita con qualche dubbio in più avremo fatto già un passo avanti. E se ai nemici di Israele i gruppi come JCall danno così fastidio, forse significa che la loro utilità per Israele è superiore a quanto normalmente si pensi.
Anna Segre, insegnante