Qui Milano – Preghiera e unità
Numerosi partecipanti hanno affollato l’aula magna della scuola ebraica di Milano, unendosi in una preghiera per la difficile situazione in Israele.
Con la lettura dei tehillim, si è voluto mandare un messaggio di vicinanza ai feriti del terribile attentato a Tel Aviv e a tutti coloro che vivono nei rifugi dato il pericolo di nuovi missili. Nel Dvar Torah, il rabbino capo Alfonso Arbib lancia un messaggio: “Questa settimana si legge una parashah molto importante; con Yaakov si esce per la prima volta fuori da Eretz Israel. Yaakov però è anche colui che verrà chiamato Israel e proprio in questa parashah avviene il patto tra il S. e il popolo ebraico. Il punto centrale è che il rapporto tra il S. e il popolo ebraico dipende da noi e dalle nostre scelte. In questi momenti drammatici abbiamo pensato fosse moralmente giusto essere in Israele, essere più vicini. Tuttavia questo sentimento si deve mantenere costantemente, bisogna essere uniti. Nel passo in cui Yaakov parla con gli angeli viene usata la parola ‘machanaim’ che significa doppio accampamento. Questa parola rappresenta la condizione del popolo ebraico, diviso da sempre in vari gruppi eppure riassumibile in una sola parola che vuole significare ‘il doppio’. Questo è il segreto dell’unità, dell’achdut”
Il Presidente della Comunità Walker Meghnagi aggiunge:”Siamo giunti alla fine di una terribile settimana che ci ha tenuti in apprensione. Un milione e duecentomila persone hanno vissuto nei rifugi. La caduta di missili in luoghi impensabili ci ha reso ancora più vicini. Una unità che bisogna mantenere anche in tempi migliori.
Il portavoce dell’ambasciata israeliana ha ricordato il diritto di Israele di proteggere i suoi cittadini in balia del continuo lancio di missili e di come l’attentato sull’autobus abbia rischiato di compromettere la tregua. “Bisogna favorire la giusta informazione, ristabilire la verità” ha concluso.
Rachel Silvera