Dieci risposte su Gaza
“Dieci risposte su Gaza a Medi Hasan”. Nell’area blog dell’Huffington Post l’intervento del presidente del Maccabi Italia e consigliere UCEI Vittorio Pavoncello in risposta alle “Dieci cose da sapere su Gaza” precedentemente pubblicate, sulla medesima testata, a firma del direttore politico di Huffington Post Inghilterra Medi Hasan.
Abbiamo pensato che fosse importante, per noi, rispondere all’articolo pubblicato su Huffington Post UK e Italia, a firma Medhi Hasan (“Dieci cose da sapere su Gaza”). Mentre scrivevamo la risposta è arrivata la tregua, ma i punti restano validi e pertinenti.
1) Campo di prigionia?
Il tag di Mehdi Hasan chiama “Campo di prigionia” in relazione a Gaza ma convenientemente ‘dimentica’ di menzionare perché l’esercito israeliano ha bisogno di controllare che cosa entra a Gaza. Il sig. Hasan, sa benissimo che è governata da Hamas, organizzazione terroristica che nel suo statuto chiede apertamente la ‘distruzione di Israele. Hamas fa entrare armi di contrabbando, attraverso i tunnel al confine con l’Egitto, dalla Libia, Sudan e Iran, al fine di lanciare attacchi terroristici contro i civili israeliani. Hamas, ossessionato dal suo odio per Israele, concentra le risorse e tutti gli sforzi necessari, per fare terrorismo contro le Forze di Difesa israeliane e gli israeliani, mentre, viceversa, non ha cura per il benessere dei palestinesi sotto il suo dominio. In parole povere, i palestinesi sono prigionieri di Hamas che li sacrifica nella sua campagna contro Israele. Il Signor Hasan dovrebbe informarsi sul “campo estivo” offerto da Hamas a Gaza.
Vi sembra un campo di concentramento?
2) Uno scontro (dis) equilibrato
Il bersaglio di Israele sono soltanto gli obiettivi militari e terroristi e cerca di fare tutto il possibile per prevenire e ridurre al minimo i rischi per la popolazione civile, mentre Hamas, deliberatamente, lancia razzi dalle case e dagli ospedali, usa i civili come scudi umani. Ricordiamo al sig. Mehdi che gli edifici residenziali possono costituire un obiettivo legittimo se usato per scopi militari. La Idf effettua operazioni chirurgiche allo scopo di minimizzare il rischio di danni alla popolazione civile. La Idf usa strumenti di Intelligence avanzati, per consentire di identificare gli obiettivi e monitorare la presenza di civili nelle zone di combattimento (Idf ha annullato alcune operazioni proprio perchè i civili erano a rischio)
3) Non è “una punizione collettiva” ma una ritorsione nei confronti del terrore di Hamas
Come abbiamo spiegato in precedenza, Hamas deve ritenersi responsabile per la situazione a Gaza, non solo per le priorità che persegue ma anche perchè Hamas è al potere. Il nostro amico Hasan, tralascia sempre di dire parte di verità, ad esempio che sraele non è più a Gaza dal 2005, che Hamas ha vinto le elezioni col terrore, che ha eliminato fisicamente gli avversari politici. Hamas e le altre organizzazioni terroristiche gestiscono da Gaza il lancio di migliaia di razzi su Israele con l’obiettivo di colpire i civili, il maggior numero possibile. Secondo il diritto internazionale, Israele è intitolata a difendersi e a difendere i suoi cittadini contro gli attacchi terroristici che vengono da Gaza. Israele ha il diritto di effettuare una azione militare contro questi terroristi.
4+5) Dieta e cibo a Gaza
Foto recenti di Gaza, mostrano “spietatamente” la realtà, qualche volta le foto sono migliori di migliaia di parole.
6) Senza lavoro né speranza, ma non a causa del blocco
Da CifWatch.com: Il tasso di disoccupazione a Gaza, nel 2012, è del 31,5 percento (per la Ong pro-palestinese Gisha) – un numero notevolmente inferiore di quanto non fosse durante prima del blocco. Per esempio, nel primo trimestre del 2006 (prima del blocco 2007), il tasso di disoccupazione a Gaza era quasi del 40%. Due anni prima, nel 2004, il tasso era del 45%. Chiaramente non ci sono prove che il blocco ha portato alla crescita della disoccupazione, e la responsabilità ricade su Hamas che controlla Gaza.
7) Bambini sotto stress ..ma non c’è correlazione con il blocco
Non ci sono prove empiriche che spiegano il numero o le cause del disturbo da stress post traumatico cui sono esposti i bambini di Gaza. E’ impossibile mostrare correlazione tra il blocco e un aumento del numero di casi disturbo da stress.
8) “Uccidere i tuoi subappaltatori”… Rappresaglia contro i terroristi e gli obiettivi militari
Mehdi trae in inganno i lettori. Hamas ha lanciato migliaia di missili negli ultimi anni, mentre Israele non risponde ad ogni provocazione. L’aumento di razzi lanciati da Hamas e dalle altre organizzazioni terroristiche a Gaza, hanno scatenato l’operazione Pilastro della Difesa. Non solo Hamas ha permesso ad altre organizzazioni di lanciare razzi contro Israele, ma ha anche attivamente preso parte al lancio. Siamo d’accordo con Mehdi che IDF ha fatto un buon lavoro, eliminando Jabari e altri terroristi di Hamas.
9) “Poveri abitanti di Gaza, poveri alla lettera”… letteralmente propaganda
Mehdi Hasan non riesce a distinguere tra coloro che vivono a Gaza city e quelli nei campi profughi che sono usati per demonizzare Israele. Perché non parlare della ricchezza a Gaza, i centri commerciali, i ristoranti costosi, il numero di rifornimenti a Gaza, gli aiuti finanziari e le donazioni? Se la priorità di Hamas fosse affrontare le privazioni e di distribuire le risorse, invece di investire in armi, la situazione avrebbe potuto essere diversa. Ricordiamo tutti, Hamas puntava su di un welfare che prometteva la fine del regime corrotto di Fatah.
10) Il 1948 e tutto il resto
Non è proprio nel 1948 che tutti i paesi arabi che circondavano Israele iniziarono una guerra contro il nuovo paese indipendente al fine di distruggerlo? Se ci fosse ‘pulizia etnica’, come mai più di 1 milione di arabi sono cittadini israeliani? Queste affermazioni non hanno senso.
Avremmo potuto anche menzionare la persecuzione dei cristiani a Gaza e la mancanza di libertà di religione, la glorificazione del terrore e indottrinamento dei bambini, la violenza domestica contro le donne, i diritti delle donne, le esecuzioni, le vessazioni nei confronti dei giornalisti, la libertà di stampa, la condizione degli omosessuali ma Mehdi non ha voglia di parlarne.
di Vittorio Pavoncello e Tal Ofer
Membri del Parlamento Ebraico Europeo