In cornice – Arte e impegno sociale

Arte e impegno civile/politico è un binomio che difficilmente funziona,: quando si tenta di costruirlo, l’arte ne esce spesso mortificata. Viene ridotta a uno strumento propagandistico, perde in profondità perché il suo messaggio deve essere immediatamente comprensibile come fosse uno spot. Pensate al realismo socialista, e alle sue opere incentrati su operai muscolosi che lavorano come bestie da soma, ma sempre con la fronte alta e lo sguardo che guarda l’infinito. Che noia, che forzatura. Ebbene alle “Gallerie d’Italia” di Piazza della Scala a Milano, nella sezione sul Novecento che è stata appena inaugurata, ho visto un bell’esempio di arte a servizio dell’impegno civile/politico. Si tratta di “Ora Italiana” un’installazione di Emilio Isgrò inizialmente pensata in ricordo della strage della stazione di Bologna. Si entra in uno spazio appena illuminato, sulle cui pareti sono appesi venti quadri tondi con figure semi-cancellate o deformate, e orologi che segnano tutti un’ora diversa. Nello spazio si sente il ticchiettio degli orologi, che prima è leggero e all’unisono, che poi sale di tono e perde di sincronia, fino a diventare un frastuono scomposto; nel frattempo la luce diventa accecante, per poi spengersi improvvisamente con lo zittirsi della musica. Come si desume dal video dell’intervista di Isgrò proiettato all’esterno dello spazio e visibile sul web (http://www.gallerieditalia.com/lora-italiana-di-emilio-isgro), l’opera tratta delle mille contraddizioni socio/politiche italiane, in cui ogni istituzione, ogni gruppo, si muove seguendo una una scala di priorità, un’agenda, un’ora tutta propria. A livello superficiale, queste differenze non disturbano, i vari gruppi sembrano quasi muoversi in modo coordinato; ma a un’analisi più approfondita – che non si può evitare quando i problemi si fanno più seri – , ci si accorge che a causa di queste divisioni interne, l’intera società italiana si muove in modo gravemente disarmonico, con il rischio di improvvise cadute da cui è difficile riprendersi e che lasciano tracce indelebili sulle singole persone (che diventano deformi o perdono pezzi di sé). Questa divisioni, queste distonie sono anche la causa per cui è impossibile conoscere la verità di quanto è accaduto alla stazione di Bologna, o capire nei dettagli certe pagine della vita politica italiana. Si finisce così per rimanere al buio, disorientati, incapaci di affidarsi a istituzioni scoordinate e poco credibili. In “Ora Italiana”, Isgrò racconta tutto questo, ma anche se nella sua intervista evita di darsi toni da castigatore di costumi o da correttore della società: ma certo la sua opera fa e deve far riflettere.

Daniele Liberanome, critico d’arte