Alla Fondazione Corriere con Aldo Finzi
“Fate eseguire la mia musica” sussurrò Aldo Finzi ai familiari in punto di morte. Era il 1945. Il compositore ebreo milanese era stato piegato da profondi dispiaceri e insostenibili preoccupazioni, a cominciare dall’annullamento del concorso di cui era stato nominato vincitore, quello indetto dal Teatro Alla Scala per la migliore opera prima nel 1937. A rievocare quei giorni, in un incontro promosso da Fondazione Corriere della Sera e da Serenata al Vento, l’organizzazione che si è occupata di portare l’omonima opera di Finzi sulle scene, è il figlio di Aldo, l’avvocato Bruno Finzi, che era accanto al padre, quando durante una passeggiata in Galleria Vittorio Emanuele il maestro Riccardo Pick-Mangiagalli, che faceva parte della commissione giudicatrice, annunciò in anteprima al compositore la vittoria.
Il sogno durò poco: con le prime avvisaglie della politica razzista e poi con la promulgazione delle leggi antiebraiche tutto finì nel nulla (“ma ci tengo a sottolineare che la vittoria non fu assegnata a un altro, la Scala scelse di mandare il concorso deserto”).
Dopo il saluto del presidente RCS Piergaetano Marchetti, a introdurre la serata è stato il giornalista del Corriere Gian Mario Benzing. “Siamo di fronte a un grande compositore, che finì nell’oblio solo perché ebreo negli anni bui. Le musiche di Finzi sono dense, vibranti caratterizzate da una visione sempre alta, in cui il romanticismo si fonde a una miscela di linguaggi diversi”. Accanto a lui sul palco Bruno Finzi, che ha condiviso con il pubblico la memoria degli ultimi anni del padre, ma anche le incredibili peripezie delle sue partiture, che passarono da una sorella agente di concerti al compagno di studi Giulio Confalonieri, il cui portiere alla sua morte restituì tutto a Bruno in un sacco della spazzatura.
“La Serenata al Vento è un’opera straordinaria, ricchissima di dettagli, complessa, eppure capace, nonostante i settanta strumenti che coinvolge, di rimanere leggera. Un’opera in cui un mondo si dischiude a ogni battuta, con Aldo che ti prende per mano, guidandoti a scoprirlo” ha sottolineato il maestro Alberto Bramani, che insieme al musicologo Gottfried Wagner, discendente di Richard, ha spiegato al pubblico il valore delle composizioni di Finzi. È stato il suo violino, insieme al pianoforte di Silvia Leggio, a chiudere la serata diffondendone le note, dopo tante parole spese sulla sua musica. Eseguiti Estratto dalla sonata per violino e pianoforte, Pavana per pianoforte, Pastoralina per violino e pianoforte.
Ora l’attenzione si sposta al Bergamo Musica Festival: al Teatro Donizetti sabato 1 dicembre Serenata al Vento andrà in scena per la prima volta nella storia, grazie alla collaborazione di Regione Lombardia, Jerusalem Foundation, Fondazione Accademia delle Opere e Galdus Ente Formativo, che da vent’anni lavora con gli adolescenti per dotarli di competenze professionali e artistiche che rispecchino il loro talento. Sarà proprio uno dei fondatori di Galdus, il maestro Diego Montrone, a dirigere l’opera, mentre la regia è stata affidata a Otello Cenci. Il coinvolgimento dei giovani è un’altra caratteristica del progetto, non soltanto nella composizione dell’orchestra e del cast, ma anche nella realizzazione di gioielli, costumi e scenografie, portata avanti dagli studenti di scuole professionali israeliane (molti di loro andranno domani in scena come comparse). “Un modo meraviglioso per far avvicinare alla musica ragazzi che probabilmente non ne avrebbero mai avuto occasione” ha concluso Alberto Bramani.
Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked