Qui Roma – Quali strumenti contro chi diffonde odio
“Il nostro primo obiettivo deve essere quello di arrivare a una legge fatta bene, che funzioni e che ci tenga al riparo dal rischio boomerang”. Victor Magiar, consigliere e osservatore permanente di Giunta dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, riassume così la sfida dell’Unione al fianco delle istituzioni per arrivare alla stesura di un dispositivo legislativo che punisca con nuovi e più efficaci strumenti i fautori dell’odio e i negazionisti della Shoah. Un fenomeno estremamente variegato e complesso che in questi ultimi anni, con l’ausilio delle moderne tecnologie, ha visto moltiplicare in modo esponenziale il numero dei propagatori ma anche quello dei destinari dei veleni diffusi attraverso la rete. Di questo, di antisemitismo nel cyberspazio italiano e di protocollo aggiuntivo di Budapest – documento cardine per quanto riguarda la criminalità informatica – si è discusso ieri sera al Community Center di via Balbo ad un incontro pubblico cui hanno preso parte, oltre a Magiar, anche la direttrice del Centro di Cultura Miriam Hajun, il consigliere Joseph Di Porto, il ricercatore del Cdec di Milano Stefano Gatti, il sostituto procuratore generale presso la Corte di Cassazione Giuseppe Corasani e il direttore dell’Ufficio centrale ispettivo del dipartimento di pubblica sicurezza Domenico Vulpiani.
Al centro delle riflessioni la comune consapevolezza che non sia possibile criminalizzare la rete, grande e irrinunciabile strumento di libertà, ma anche la presa di coscienza che l’individuazione di contromisure adeguate sia un’esigenza sempre più pressante a fronte di una crescita di siti esplicitamente razzisti e negazionisti che va facendosi ragguardevole. Tra i casi concreti citati l’oscuramento del sito neonazista Stormfront e il recente arresto di Daniele Scarpino, amministratore del forum italiano del portale.