In cornice – Luce in mostra

La channukkia è il pezzo di arte ebraica più diffuso nelle famiglie: la festa è molto amata, si celebra per lo più a casa e molti hanno una channukkia ricordo dalle generazioni precedenti o creata da qualche designer – bambini inclusi. Per di più, di solito è di piccole dimensioni, di materiali poveri ma duraturi. E’ quindi l’oggetto ideale per raccontare la storia del nostro popolo attraverso l’arte, analizzando la diversa iconografia a seconda dei luoghi e dei tempi, le influenze del mondo circostante e fra comunità diverse. Insomma, mostre di channukkiot con un buon apparato critico sarebbero interessanti e utili. Faccio un esempio, lanciando solo spunti di riflessione: a casa di mia madre, la channukkia più interessante è quella che era stata regalata a mio nonno da Boris Schatz – fondatore a inizio Novecento della prima scuola d’arte in Israele, intitolata a Bezalel. E’ semplice, in rame, su cui sono ricavati due leoni – simbolo che richiama Yehudà Hamakkabi; Schatz voleva quindi privilegiare gli aspetti militari-laici-nazionalistici della festa rispetto a quelli religiosi, come si addice a un sionista della prima ora. Nel rame aveva incastonato delle pietre azzurro/verdi di sapore orientale, a sottolineare ancora il legame con la terra di Israele e i sostanziali buoni rapporti con i vicini e l’ammirazione per la civiltà araba che caratterizzò l’atteggiamento dell’insediamento ebraico fino agli anni ’20. Sono solo spunti su cui si potrebbe scrivere a lungo, dettati da una sola channukkia. Una mostra ben organizzata potrebbe arricchire chi presta, chi organizza, chi visita.

Daniele Liberanome, critico d’arte