Fede ebraica, un dono o una ricerca?
Le parole di tre rabbini in sala e quelle di un quarto presente attraverso i suoi scritti per discutere di Emunah, la fede ebraica. All’appuntamento di stasera presso l’Aula magna della scuola della Comunità ebraica di Milano parteciperanno il rabbino capo di Milano Alfonso Arbib, il Direttore del Dipartimento educazione e cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane rav Roberto Della Rocca e il rabbino capo del Centro Noam, punto di riferimento della kehillah persiana, Yakov Simantov. Spunto alla base delle loro riflessioni sarà il libro The Garden of Emunah. A Practical Guide to Life (Il giardino della Fede, una guida pratica alla vita), scritto dal rabbino Shalom Arush, disponibile in numerose lingue, italiano compreso.
Rav Arush oggi fa parte della corte chassidica di Breslev, e dirige le Chut Shel Chessed Institution a Gerusalemme, da lui fondata nel 1985, che comprende una yeshivah, un Talmud Torah e un Kollel, oltre a un’organizzazione che si occupa di gioventù disagiata. Gli istituti si rivolgono in prima battuta ai ba’alei thsuvah, alle persone che conducono un’esistenza laica e fanno poi ritorno all’osservanza religiosa. Una scelta che rispecchia in parte la biografia dello stesso rav Arush. Nato in Marocco in una famiglia di nove figli, Shalom Arush fece l’Aliyah in Israele a 13 anni. Dopo il servizio militare in un’unità di elité dell’Idf si iscrisse all’università. Un anno dopo cinque suoi amici e commilitoni morirono in missione in un incidente di elicottero. Questo episodio lo spinse a intraprendere un percorso di vita differente, dedicato allo studio della Torah e all’osservanza delle mitzvot. Dopo l’incontro con il rabbino Eliezer Berland, rav Arush è entrato a far parte del gruppo chassidico di Breslov, focalizzando il suo impegno proprio nello spiegare come la fede ebraica influenzi le dinamiche di vita e relazionali di ciascuna persona.
“Mi è capitato questo libro tra le mani e mi ha colpito tantissimo – spiega Miriam Hason, organizzatrice della serata – Non mi era mai successo di leggere un libro scritto da un rabbino così chiaro e profondo allo stesso tempo. Ho pensato che in un momento così difficile sul piano materiale, potesse lanciare un messaggio significativo per tutti, un’ispirazione per affrontare i problemi in modo più sereno”.