Qui Firenze – Dopo i testimoni
Memorie, storiografie e narrazioni della deportazione razziale. Tematiche che sono il baricentro del convegno internazionale Dopo i testimoni, appuntamento tra i più densi e prestigiosi rivolto in questi giorni agli studiosi del nazifascismo e della Shoah. Ad aprire il convegno, curato dall’Istituto Storico della Resistenza con il patrocinio della Regione Toscana (coordinamento scientifico e organizzativo di Marta Baiardi, Alberto Cavaglion e Simone Neri Serneri), una riflessione a cinque voci sull’aspetto specificamente storiografico. Nell’intervento di Robert Gordon (Cambridge University) un articolato quadro sulle reti nazionali e transnazionali nella ricezione della Shoah con particolare attenzione al “caso Italia”. Consapevolezza, responsabilità, consapevolezza delle responsabilità: temi affrontati molto chiaramente in un percorso interpretativo ricco di riferimenti storici, giuridici, artistici e linguistici. Marcello Flores dell’Università degli studi di Siena ha successivamente riassunto il dibattito che, tra chi si occupa di genocidio, ha avuto luogo e continua a svolgersi attorno alla Shoah, mentre Wolfgang Benz – del centro studi sull’antisemitismo di Berlino – ha focalizzato la sua relazione sull’eroismo di quanti, a rischio della propria vita, scelsero di mettere in salvo i perseguitati dai loro aguzzini e dai problemi storiografici connessi a queste coraggiosi azioni. Sulle “derive” della Memoria si è invece soffermato Georges Bensoussan (Memoriale de la Shoah di Parigi). Il suo orizzonte di riferimento, partendo dalla Francia, è stato ampliato all’Occidente e anche al mondo arabo. “In Occidente – racconta con parole amare – la trivializzazione della Shoah si rovescia in odio per la vittima diventata oggi, come si sente dire, un assassino: lo Stato di Israele”. La colpevolezza post-Shoah dell’Occidente trova pertanto nella causa palestinese, afferma lo storico transalpino, “la sua valvola di sfogo”. A chiudere gli interventi mattutini la testimonianza di Michele Sarfatti, direttore del CDEC-Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano, che ha ricostruito l’approccio della storiografia internazionale sulla Shoah italiana nel quarantennio che va dal 1946 al 1986. L’arco temporale preso in esame è oggetto di un’indagine dello stesso Sarfatti che prende avvio con gli scritti di Cecil Roth e si conclude con un saggio in lingua inglese di Liliana Picciotto. “Tranne pochissimi casi – osserva Sarfatti – la grande maggioranza degli storici stranieri ha sottovalutato, o svalutato o addirittura annullato le responsabilità italiane”. La sensazione, prosegue, è che molti di essi fossero interessati a Mussolini “non tanto per la sua esperienza autonoma di concretizzazione fascista e antisemita”, quanto per utilizzarlo “come semplice pietra di paragone con Hitler e solo col fine di rendere più grave la posizione di questi”. I lavori della prima giornata di studi riprenderanno nel pomeriggio (sessione ‘Memorie nazionali’) sotto la presidenza del professor Gordon. Al tavolo dei relatori Anna Foa, Enzo Collotti, Maria Ferretti, Emiliano Perra e Christoph U. Schminck-Gustavus.
(16 gennaio 2013)