“Destra uguale fascismo, uno stereotipo”

Al contrario di come ha sostenuto qualcuno anche su questa rubrica, non sono così convinto che destra e sinistra abbiano ancora un senso, né tantomeno ritengo che sostenere questa tesi possa aprire le porte ai fascisti, nuovi e vecchi. Mi spiego: i termini destra e sinistra sono mere semplificazioni politiche, dei contenitori usati storicamente per definire un qualcosa che oggi non c’è più. Questo non significa che non possano recuperare un senso in futuro, ma in questo momento, più che indicare delle chiare linee di pensiero, a me sembra che spieghino in realtà solo le ideologie del secolo scorso e in maniera neanche tanto coerente. Tanto che, identificare la destra con il fascismo, è tanto superficiale quanto legare indissolubilmente il comunismo con la sinistra. Se pensiamo che poi c’è chi come Von Hayek sostiene che fascismo, comunismo e nazismo, avessero la stessa radice, in quanto derivati dell’ideologia socialista, il quadro sembra ancora più confuso. Per questo, più che la visione di Monti di superare destra e sinistra, mi spaventa maggiormente un modello in cui si ritiene che il bene abbia una sfumatura di colore ben precisa, identificabile a sinistra, mentre tutto ciò che vi è dall’altra parte è identificabile come il male (assoluto?). Io non credo sia così. Anzi credo che un paese avanzato abbia bisogno di due visioni politiche contrapposte che, a prescindere dalle definizioni, contribuiscano ognuna con il proprio modello al bene del paese. Senza pensare che la ragione stia da una parte sola, e che soprattutto, prima di pensare a contenitori vecchi (destra e sinistra) bisognerà immaginare contenuti nuovi, adeguati a saper restituire una speranza, oltreché una visione per la quale ritorni importante tornare a occuparsi della cosa pubblica.

Daniel Funaro

(17 gennaio 2013)