Qui Milano – Lungo dibattito, decisioni rimandate
Si è protratta fino a tarda notte la riunione del Consiglio della Comunità ebraica di Milano, ma sui due principali punti all’ordine del giorno, gli sviluppi futuri del Talmud Torah comunitario e l’approvazione del verbale di giunta del 22 gennaio, contenente la proposta di concedere il patrocinio a una ricerca accademica, la seduta si è conclusa con un nulla di fatto.
Quale modello per la Comunità di Milano di fronte a divergenze sempre più marcate tra le diverse sensibilità delle sue componenti? Questo il tema sotteso alle vicende del Talmud Torah, le lezioni di studi ebraici per bambini. Da diversi decenni, il centro Noam, punto di riferimento religioso e sociale della kehillah persiana, organizza i suoi corsi nei locali della scuola della Comunità, ma con regole di iscrizione che non consentono a tutti i bambini della Comunità di frequentarli. Un problema cui, in seguito ad alcuni recenti episodi, il Consiglio si è proposto di porre rimedio.
Ad aprire la discussione sul tema è stato il rabbino capo di Milano Alfonso Arbib con una lunga spiegazione delle implicazioni halakhiche dell’intera vicenda. La conclusione cui è giunto il Rav è che la posizione del Noam può essere considerata al limite della legge ebraica perché contravviene al dovere di insegnare Torah a ogni bambino ebreo, cosa che lui personalmente ritiene fondamentale, ma allo stesso tempo ha dalla sua parte la giustificazione di svolgere una funzione dissuasiva verso il matrimonio interreligioso “che per me costituisce un problema di sopravvivenza della Comunità. Ci tengo sia chiaro che non voglio dare in nessun modo un giudizio sulle persone, ma sul fatto in sé. Però capisco la decisione del Noam”.
Due le posizioni emerse in seno al Consiglio. Gli eletti nella lista Welcomunity guidata dal presidente Walker Meghnagi hanno riconosciuto in maniera netta il diritto del Noam di scegliere le proprie regole, prospettando come soluzione quella di rafforzare il Talmud Torah che la Comunità già organizza alla Sinagoga centrale, eventualmente spostandolo nei locali della scuola per offrire alle famiglie un’alternativa analoga in termine di luogo e di orari, ma con regole di iscrizione fissate dalla Comunità. Hanno inoltre sottolineato come il Consiglio possa decidere di revocare al Noam la possibilità di utilizzare i locali comunitari, ma che in passato scelte simili hanno allontanato dalla Comunità altre kehillot. Diverso il pensiero espresso dai Consiglieri che fanno riferimento alla lista Ken, che hanno auspicato un compromesso per far sì che il Noam offra il servizio di Talmud Torah a tutti, nell’ottica di una assunzione di responsabilità di ciascun gruppo verso la collettività. O in alternativa, di riconoscere che la struttura comunitaria diventi una piattaforma offerta a tutte le componenti nelle proprie diverse sensibilità.
Nessuna decisione è stata raggiunta sul tema, così come sulla scelta di concedere o meno il patrocinio a una ricerca accademica riguardante la storia socio-economica dell’ebraismo milanese negli ultimi 200 anni, dopo alcune perplessità espresse dallo stesso rav Arbib: del verbale di giunta dello scorso 22 gennaio (in cui era contenuta la proposta dell’assessore alla Cultura Daniele Cohen) è stato approvato solo lo stralcio di due delibere tecniche urgenti, in attesa di ricevere chiarimenti sul contenuto dello studio.
L’assessore al Bilancio Raffaele Besso ha invece annunciato la conclusione positiva di due trattative: quella con gli uffici fiscali per rateizzare l’esposizione derivante dagli sconti e dalle rateizzazioni agli iscritti in arretrato con il pagamento dei tributi comunitari concesse dopo aver già ceduto le loro posizioni agli esattori, e quella finalizzata a un affidamento bancario, ottenuto grazie al coinvolgimento finanziario della Fondazione Scuola.
Hanno assistito ai lavori, tra gli altri, il vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Roberto Jarach e il consigliere Sara Modena.
Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked
(6 febbraio 2013)