DafDaf – Tante pagine per sfogliare il futuro
All’inizio della storia di Pagine Ebraiche, DafDaf non esisteva. La scommessa di un giornale nazionale che raccontasse la vita e gli interessi degli ebrei italiani anche a un vasto pubblico di non ebrei era già abbastanza complessa. La redazione si stava formando, e l’idea di creare dal nulla quello che sarebbe diventato il giornale ebraico dei bambini restava un sogno, un progetto a cui lavorare in un lontano e vago futuro. Pochi mesi dopo, invece, nasceva il mensile dedicato alle nuove generazioni. Una scelta importante, perché impegnarsi in un giornale dedicato all’infanzia significa affermare che l’ebraismo italiano non ha solo una vicenda bimillenaria da raccontare, ma anche fiducia in un futuro da costruire. Daf in ebraico vuol dire pagina, DafDaf può significare di pagina in pagina, oppure sfogliar pagine, nome scelto per racchiudere il significato e l’emozione delle pagine da leggere. E la scelta editoriale è stata di prevedere una larga diffusione destinata a tutti gli italiani che guardano con interesse al mondo ebraico, per essere un giornale da vivere e non un oggetto da sfogliare distrattamente e dimenticare. Per poter lavorare serenamente, sentendosi appoggiati e sostenuti in un percorso non facile, la redazione, che da sola non avrebbe potuto farcela, ha chiamato a raccolta un Comitato scientifico formidabile. Comitato scientifico che è importantissimo nella vita del giornale: ne fanno parte il direttore del Dipartimento educazione e cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane rav Roberto Della Rocca, il presidente dell’Assemblea rabbinica italiana rav Elia Richetti, il direttore delle scuola ebraiche di Roma rav Benedetto Carucci Viterbi, il coordinatore del Centro pedagogico UCEI Odelia Liberanome, la preside delle Scuole ebraiche di Torino Sonia Brunetti, l’editore Orietta Fatucci, l’archeologo, scrittore e illustratore Giorgio Albertini, la pedagogista Nedelia Tedeschi, anima del mitico Giornale per noi pubblicato negli anni ‘70 e ‘80, le docenti Dora Fiandra, Moria Maknouz, Daniela Misan, Alisa Luzzatto, Chiara Segre e Stefania Terracina. Già per realizzare il numero zero si è puntato sul coinvolgimento di tantissime persone, e i primi ad accettare la sfida sono stati tre disegnatori formidabili che ancora oggi, a distanza di due anni e mezzo, sostengono e accompagnano DafDaf: Paolo Bacilieri ha firmato la testata del giornale e in seguito ne ha fatte delle versioni dedicate a occasioni speciali, Enea Riboldi, già amatissimo vignettista per Pagine Ebraiche, ha fatto la copertina inventandosi la mascotte di Daf- Daf, quel bambino con la kippah noto in redazione come Davidino, mentre Giorgio Albertini oltre ai ritratti per la gerenza ha disegnato giochi per i più piccoli. Sono stati numerosi gli incontri in cui DafDaf è stato pensato e progettato. E visto che i progetti assumono valore solo quando riescono a prendere corpo è bello ora ricordare, a distanza di quasi 500 pagine, le almeno 15 differenti versioni grafiche, realizzate, poi scartate, poi riprogettate da capo per arrivare al numero zero di un giornale che poi nei mesi sicuramente un poco si è trasformato, ma che – per lo meno è questo è l’augurio della redazione – non ha mai perso di vista il progetto originale: offrire ai bambini pagine divertenti e capaci di insegnare qualcosa. Proprio per questo intento di diventare anche uno strumento al servizio di insegnanti e formatori il rapporto con le scuole ebraiche italiane è stato stretto fin da subito, scegliendo di inserire nel comitato scientifico quattro insegnanti, una per ogni scuola ebraica, che tengano vivo il rapporto fra il giornale e la realtà in cui vuole e deve essere radicato. Definire come collaborare con le scuole è stata una delle sfide più difficili, su cui ancora si sta lavorando molto: da un primo momento in cui le pagine di DafDaf sono state una sorta di vetrina delle attività svolte in classe si è passati a una serie di incontri con gli insegnanti e con i bambini per cercare di definire quale possa essere davvero il ruolo di DafDaf, per arrivare all’invio del giornale in formato digitale, cosa che permette – anche grazie al fatto che in tutte le scuole ebraiche italiane le aule sono attrezzate con le Lim, le lavagne interattive multimediali – di avere subito a disposizione il numero di DafDaf appena chiuso, senza doversi preoccupare di chi ha già ricevuto il giornale, chi no, chi l’ha dimenticato, chi l’ha perso, chi l’ha buttato… Perché arrivare a un contatto diretto con i lettori non è cosa semplice. Attraverso quiz, testate da colorare e concorsi ogni stagione del giornale ha trovato un sistema per avviare un dialogo diretto con coloro a cui è destinato. Ricordando comunque che la scheda Io sono, in cui i bambini si raccontano in poche parole, è una delle prime cose che vengono lette, guardate e commentate. Oltre al rapporto con i lettori, l’altra direttrice su cui si è concentrata la redazione è stato il cercare contatti con i festival in cui si lavora per la lettura e per i libri per bambini. È stato così un grande onore che la Bologna Children’s Book Fair, la più importante fiera internazionale professionale dedicata alla letteratura per i ragazzi, abbia deciso di sostenere subito DafDaf che nel marzo 2011, a pochi mesi dalla sua prima uscita, è stato presentato a un pubblico composto da addetti ai lavori, editori, giornalisti e agenti letterari, esponenti della realtà bolognese e molti docenti, ma anche autori e disegnatori. Nel 2012 la scelta è stata di offrire al pubblico della Bologna Children’s Book Fair una tavola rotonda su Cultura ebraica e società plurale e nel 2013 la collaborazione si è allargata: DafDaf è protagonistadi una mostra organizzata con il Museo ebraico di Bologna, dedicata ai suoi illustratori, che rientra nel programma di Bilbolbul, il festival internazionale del fumetto, mentre l’incontro di chiusura della mostra, con Antonio Faeti, è organizzato ancora una volta insieme alla Bologna Children’s Book Fair. DafDaf sta crescendo e con lui la voglia della redazione di portarlo in giro, avviando diverse collaborazioni. Le idee non mancano, i progetti già avviati neppure…
Pagine Ebraiche, marzo 2013
(18 febbraio 2013)