Una responsabilità per piccoli e grandi lettori

Ultimo appuntamento ieri pomeriggio per il giornale ebraico dei bambini, in occasione della mostra “DafDaf, l’ebraismo illustrato per piccoli e grandi lettori”, aperta dal 19 febbraio al Museo Ebraico di Bologna, che ha teso un ideale ponte fra BilBolBul – il grande festival internazionale del fumetto del cui programma la mostra è parte – e la Bologna Children’s Book Fair, la più grande fiera internazionale dedicata alla letteratura per l’infanzia che quest’anno il calendario della Fiera di Bologna ha portato a coincidere con Pesach.
A ragionare sul giornale e sull’editoria italiana dedicata all’infanzia insieme al professor Antonio Faeti, che dopo aver insegnato per anni alle scuole elementari è stato titolare della prima cattedra universitaria italiana di Storia della Letteratura per l’Infanzia, all’Università di Bologna e in seguito di Grammatiche della Fantasia all’Accademia di Belle Arti ed ha scritto romanzi, libri illustrati e notissimi saggi sulla letteratura per ragazzi, sull’illustrazione e sul fumetto, era presente la responsabile di DafDaf, Ada Treves. L’incontro è stato introdotto e moderato dal professor Bonilauri, direttore del Museo.
Dopo una breve introduzione su DafDaf, volta a raccontare la storia del giornale ebraico dei bambini arrivato al numero 31, e il suo rapporto con i lettori e con i numerosissimi collaboratori, oltre a illustrarne i principi educativi e gli ideali pedagogici, il discorso si è incentrato sull’editoria per l’infanzia in Italia, che vede oramai pochissimi esempi di giornali rivolti ai piccoli lettori. Per il professor Faeti che è partito dall’analisi della rubrica Io sono con cui ogni mese, nell’ultima pagina di DafDaf, un lettore si racconta, per fare una disamina attenta di varie parti di DafDaf – di cui ha evidentemente sfogliato con grande attenzione la raccolta completa – per arrivare a parlare del ruolo del giornale, da lui definito indispensabile e importantissimo, anche per le sue caratteristiche di “lindore” e per avere compiuto “la difficile scelta di essere un giornale non sgargiante in un mondo in cui la maggior parte delle pubblicazioni strizza l’occhio ai nuovi media”. I commenti sui contenuti del giornale e sulle scelte della redazione di DafDaf si accompagnano così al suggerimento di non perdere di vista le specificità degli artisti ebrei, cercando di coinvolgere illustratori che ne conoscano bene le tradizioni e il lavoro, e di non smettere mai di vigilare. E fra aneddoti e spunti di riflessione sull’editoria italiana per l’infanzia la conclusione è su toni più seri, con l’apprezzamento per la decisione della redazione di non allineare il giornale ai prodotti offerti soprattutto dai nuovi media, in cui non è richiesto al lettore alcuno sforzo, ma di proporre invece sempre materiali e testi che facciano pensare e che a volte spingano – e in alcuni casi obblighino – i bambini a chiedere l’intervento degli adulti a spiegare ed accompagnare la lettura. “La responsabilità che portate è enorme, non dovete mai smettere di vigilare e di insistere sui principi democratici fondamentali, piuttosto insistendo sul racconto della Storia, e di quello che è stato.” E su questo è stato possibile rassicurare sia il professor Faeti che i lettori del giornale ebraico dei bambini: dopo circa 500 pagine la redazione di DafDaf, che in ebraico può significare di pagina in pagina, oppure sfogliar pagine, ha in mente e sta lavorando su tanti nuovi progetti ed è ben intenzionata a non mollare, per riaffermare con ogni parola pubblicata, con ogni illustrazione, in ogni pagina, che l’ebraismo italiano non ha solo una vicenda bimillenaria da raccontare, ma anche fiducia in un futuro da costruire.

(25 marzo 2013)