…dignità

“Morituri è il termine più indicato per descrivere il nostro stato d’animo. La maggioranza della popolazione è orientata verso la resistenza: Ho l’impressione che la gente non andrà più allo sterminio come una massa di pecore. Vuol vendere la pelle a caro prezzo. Si scaglierà contro di Loro armata di coltelli, di assi, di gas di carbone. Non tollererà più gli sbarramenti. Non si lascerà più rastrellare per le strade, perché ormai sa che campo di lavoro significa campo di morte. Naturalmente resistenza ci sarà se ci sarà organizzazione…”. Sono le ultime parole che scrive Emanuel Ringelblum nei suoi diari (e ora leggibili in un libro dal titolo “Sepolti a Varsavia”, Castelvecchi, p.268) o almeno solo tra le ultime che sono arrivate fino a noi. Mi piacerebbe che qualcuno oggi trovasse il modo di ricordarle e di ripeterle perché oggi a me pare che in mezzo a un ricordo del lutto debba trovare anche spazio il riconoscimento e la consapevolezza della dignità di chi allora morì.

David Bidussa, storico sociale delle idee

(7 aprile 2013)