Franco Perlasca: “Mio padre, un eroe italiano”

“Un libro pieno di non verità, facilmente dimostrabili”. Franco Perlasca è esplicito nel commentare l’uscita nelle librerie di “En nombre de Franco. Los héroes de la embajada de Espana en el Budapest Nazi”, volume in cui il giornalista spagnolo Arcadi Espada ridurrebbe drasticamente i meriti del padre Giorgio, Giusto tra le Nazioni dal 1989, nel salvataggio di migliaia di ebrei ungheresi durante la seconda guerra mondiale. Tra le varie contestazioni di Espada il fatto che Perlasca “non sapesse parlare né l’inglese né il tedesco” e che per salvare i perseguitati avrebbe avuto bisogno di un interprete che, a suo dire, “non cita mai”.
“Per l’ungherese, lingua ostica – sostiene Perlasca – mio padre aveva una interprete citata per nome e cognome nelle sue memorie (l’Impostore, Il Mulino 1996) e che ora vive a Montecarlo. Di Farkas, l’avvocato che curava gli interessi delle Legazione, parla diffusamente nelle sue memorie, facilmente reperibili in libreria. Di Sanz Briz (l’ambasciatore spagnolo cui Espada attribuisce gran parte dei meriti, ndr) esiste un dato di fatto: a inizio dicembre se ne va da Budapest destinazione Svizzera. Sino all’arrivo dei russi in città chi regge la Legazione è Perlasca. Esistono centinaia di documenti scritti/testimonianze di salvati ancor oggi viventi e della Croce Rossa che testimoniano il tutto. Al signor Espada che qualche mese fa era venuto a casa mia avevo fornito documentazione e fonti; vedo che nella migliore ipotesi non le ha lette ma ha interpretato la vicenda come un derby italo spagnolo per dimostrare i meriti di Sanz Briz”. Ieri, nel pomeriggio, un durissimo commento postato dagli amministratori del sito Informazione Corretta (“Giudichiamo indecente che un quotidiano come il Corriere della sera dedichi quasi una pagina intera a una simile vergognosa menzogna”), pubblicato sul profilo Facebook di Perlasca, suscita la reazione sdegnata di Pierluigi Battista, editorialista del Corriere, che scrive: “Dica a quelli di Informazione corretta che sono degli stupidi e fanatici censori. Il Corriere ha riportato la tesi di un libro. Significa fare informazione, non assumere la tesi come propria. Il fanatismo censorio è una brutta bestia, ho visto che di recente si è risvegliato riesumando le più turpi accuse contro Hannah Arendt. Mi spiace che una buona causa sia rovinata dall’idiozia dei censori”. Immediata la replica di Perlasca: “Battista, con grande stima non sono d’accordo con lei. L’articolo è totalmente appiattito sulla tesi del signor Arcada. Tesi facilmente smentibili con documenti. Quello che fa male non è il fanatismo – non lo vedo in questo caso – ma di non aver voluto approfondire l’argomento con la famiglia e la Fondazione. Le buone cause saranno sì rovinate dall’idiozia dei censori ma anche dalla leggerezza, usiamo questo termine, dei giornalisti. Questo il mio pensiero”. Controreplica finale di Battista: “Si sbaglia, mi perdoni. Il giornalista riferisce che c’è un libro in cui sono contenute certe tesi e le illustra. Non è il giornalista che sta facendo un’inchiesta. La distinzione è semplice. I fanatici censori di Informazione corretta vorrebbero che i lettori non venissero nemmeno nformati dell’esistenza del libro”.

a.s – twitter @asmulevichmoked

(11 aprile 2013)