Omer…

Il conteggio dell’òmer sembra una specie di marcia trionfale che porta all’uscita dall’Egitto a Shavu’òt, dalla conquista della libertà al dono della Torà. In questa marcia trionfale c’è però una nota stonata. Il periodo dell’òmer è anche un periodo di lutto e di riflessione sui nostri difetti. Che rapporto c’è tra questi due elementi apparentemente contradditori? L’uscita dall’Egitto e il dono della Torà pur essendo strettamente legati sono profondamente diversi. L’uscita dall’Egitto non implica alcuna scelta da parte del popolo ebraico. È un’azione divina che il popolo ebraico in qualche modo “subisce”. L’accettazione della Torà è invece una scelta consapevole. Fare una scelta consapevole non è semplice perché la scelta sia libera è necessario rimuovere una serie di condizionamenti. Il condizionamento fondamentale è quello che i Chakhamim chiamano yètzer harà’, cioè le passioni e le pulsioni negative presenti nell’essere umano. Senza fare i conti con tutto ciò la scelta sarà solo apparentemente libera.

Alfonso Arbib, rabbino capo di Milano