“Condanniamo il gesto, ma vogliamo capire la sua matrice”

“Condanniamo il gesto, ma vogliamo capire la sua matrice. Potrebbe trattarsi di un semplice furto. È presto per parlare di un rigurgito antisemita a Milano. Quando altrove è successo qualcosa di simile sono comparsi simboli che non lasciavano spazio a interpretazioni. Ci affidiamo alle indagini che sapranno fare chiarezza. Per ora ringraziamo il sindaco che ha subito voluto esprimerci la sua vicinanza”. Questa la posizione della Comunità ebraica di Milano, attraverso le parole del suo portavoce Daniele Nahum, in merito alla profanazione – avvenuta nel fine settimana – del cimitero ebraico cittadino. Episodio del quale si ignora ancora l’origine e che ha portato alla rimozione di tredici Stelle di Davide dalle rispettive tombe.
Numerose le reazioni di solidarietà e vicinanza dei massimi rappresentanti istituzionali locali. Tra i primi ad intervenire, come sottolineato da Nahum, il sindaco Giuliano Pisapia. “Condanno con forza l’atto di profanazione che ha portato a trafugare i 13 simboli ebraici dalle tombe nel cimitero maggiore”, ha affermato il primo cittadino. Annunciata l’attivazione di un filo diretto con i vertici della polizia per chiarire l’accaduto, Pisapia ha concluso la nota con queste parole: “Esprimo solidarietà ai familiari e a tutta la comunità ebraica. Ogni atto di violenza, ogni mancanza di rispetto, verso qualunque religione o comunità è una macchia che deve trovare la condanna unanime di tutta la città”.
Sul proprio profilo Facebook Emanuele Fiano, responsabile sicurezza del Partito democratico e già presidente della kehillah milanese, scrive: “Sono stato al cimitero ebraico. C’è stato ieri uno strano furto di Stelle di Davide di marmo dalle tombe, di marmo, non di metallo, quindi con un valore economico risibile, ma comunque nessun segno di vandalismo o simbolo politico o qualsivoglia messaggio. Solo uno strano furto, chissà, magari una bravata, oppure non so. Ho fotografato alcune di queste tombe, comunque profanate e offese”. Con Fiano, Ruggero Gabbai e rav Sciunnach.