…Resistenza
“Attraversammo la Piazza Statuto, entrammo in Via Garibaldi. Apriva il corteo un camion carico di partigiani armati; venivano poi le nostre macchine; poi altri camion armati. Dalle finestre, dagli angoli delle strade, sparavano ancora, ma la gente, incurante del pericolo, si riversava sulla via al nostro passaggio. – Viva l’Italia! Viva I partigiani! Viva il C.L.N.! – gridavano; e gettavano fiori; e le madri alzavano I bimbi e li tendevano verso di noi, perchè vedessero, perché ricordassero. (…) Confusamente intuivo che incominciava un’altra battaglia: più lunga, più difficile, più estenuante, anche se meno cruenta. Si trattava di combattere non più contro la prepotenza, la crudeltà e la violenza (…) ma contro interessi che avrebbero cercato subdolamente di risorgere, contro abitudini che si sarebbero presto riaffermate, contro pregiudizi che non avrebbero voluto morire: tutte cose assai più vaghe, ingannevoli, sfuggenti. E si trattava inoltre di combattere tra di noi e dentro di noi stessi, non per distruggere soltanto, ma per chiarire, affermare, creare; per non abbandonarci alla comoda esaltazione d’ideali per tanto tempo vagheggiati, per non accontentarci di parole e di frasi, ma rinnovarci tenendoci “vivi”. Si trattava insomma di non lasciare che si spegnesse nell’aria morta d’una normalità solo apparentemente riconquistata, quella piccola fiamma d’umanità solidale e fraterna che avevamo visto nascere il 10 settembre e che per venti mesi ci aveva sostenuti e guidati”. (Ada Gobetti, Diario partigiano, 25-27 aprile)
Anna Foa, storica
(22 aprile 2013)