Qui Budapest – Fermo impegno contro il fondamentalismo
Torna a farsi sentire con forza la voce del World Jewish Congress. È ancora una volta il suo presidente Ronald Lauder, nell’intervento conclusivo della tre giorni di lavoro che ha richiamato oltre 600 delegati da tutto il mondo, a sollecitare maggiore consapevolezza e concretezza nella lotta al razzismo, all’antisemitismo, alla xenofobia. Temi cui si è esplicitamente richiamata l’intera sessione coinvolgendo alcuni tra i massimi protagonisti della vita istituzionale europea in una serrata occasione di confronto che ci si augura possa dare frutti dal punto di vista non solo legale ma anche educativo e culturale. In Ungheria la svolta tanto attesa sembra però ancora lontana. “Orban ha perso una grande occasione”, sottolinea con rammarico Lauder riferendosi alla vacuità dell’impegno promesso dal primo ministro magiaro in sede assembleare. Nessun riferimento alla violenza di Jobbik, movimento di estrema destra crescente nel consenso popolare. Nessuna reale prospettiva, osserva, a parte parole tanto belle quanto scontate. “Orban è stato molto deludente”, chiosa il vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Roberto Jarach, chiamato a far parte della delegazione inviata dall’UCEI insieme ai consiglieri Cobi Benatoff ed Eva Ruth Palmieri. E se Benatoff è sostanzialmente della stessa opinione (“Parole debolissime e banali”), Palmieri si sforza di essere più ottimista. “Il fatto che abbia pubblicato il testo del suo intervento sul sito del governo – afferma – è comunque un segnale di cui tener conto. Ma adesso servono azioni concrete perché le parole da sole non bastano”. Antisemitismo, ma anche libertà religiosa e difesa dei valori democratici fondamentali al centro dell’ultima giornata di Congresso. Tra i momenti più stimolanti la sessione dedicata alle sfide del dialogo con ospiti il rabbino capo di Kiev rav Yaakov Dov Bleich, l’arcivescovo di Budapest Péter Cardinal Erdö e Din Syamsuddin delle comunità islamiche d’Indonesia. Sulla falsariga di quanto precedentemente affermato da Lauder (“Dobbiamo essere al fianco della Chiesa per combattere assieme le derive del fondamentalismo religioso”) il richiamo più forte, racconta Palmieri, è stato alla condivisione delle basi teologiche dei tre monoteismi come comune piattaforma affinché, attraverso il recupero dei pilastri etici, possano essere testimoniati valori di pace e fratellanza in tutto il mondo. Elemento imprescindibile per ottenere risultati significativi nelle varie direttrici – lotta al razzismo, dialogo, impegno civile e sociale – il coordinamento di tutte le realtà dell’ebraismo mondiale e la ricomposizione delle tensioni e fratture tra diverse correnti. In questo senso ha ottenuto ammirazione trasversale il comportamento tenuto dal tesoriere uscente Cobi Benatoff che, non presentandosi alla prova del voto, ha favorito il nuovo accordo di governo che attribuisce al Congresso europeo, nella figura del suo presidente Moshe Kantor, un peso specifico maggiore nella vita dell’ente. “Una decisione presa a malincuore – commenta Benatoff – ma l’obiettivo più importante è il rasserenamento generale”. Lunghi e calorosi gli applausi al momento della lettura della relazione di bilancio per il 2012. Un gradimento che è anche del presidente della Comunità ebraica di Roma e consigliere UCEI Riccardo Pacifici – invitato alla convention in qualità di osservatore – pur nella consapevolezza che l’Italia, con la sua defezione, “perde una posizione di prestigio che va riconquistata”. L’invito di Pacifici è a una più proficua capacità “di tessere la tela” da parte della leadership ebraica italiana e, nello scenario internazionale, a un impegno più fattivo del Congresso nelle decisioni strategiche e operative. “Serve più tempestività – dice – bisogna andare oltre le denunce verbali, adoperarsi per iniziative concrete come abbiamo fatto a Roma spegnendo le luci del Colosseo. Una sfida che mi auguro possa essere presto replicata altrove partendo dalla Tour Eiffel a Parigi. Dobbiamo impedire che forze neofasciste e neonaziste si presentino alle prossime elezioni europee perché la loro legittimazione sarebbe un fatto gravissimo”. Sul fronte interno Jarach esprime intanto apprezzamento per l’intervento, tra gli altri, del presidente dell’Euro-Asiatic Jewish Congress Vadim Shulman. Intervento di grande significato che, spiega, “segna l’inizio di una collaborazione con il Congresso europeo e il superamento di una logica di concorrenza in alcuni paesi”.
a.s – twitter @asmulevichmoked