Dai giovani un gesto di coraggio

Ho seguito dagli Stati Uniti – dove mi trovo per qualche giorno – il recente congresso dell’Ugei. E ho faticosamente cercato di stare dietro alle polemiche delle ultime ore, dai social network alla stampa ebraica. In sostanza, sul banco degli imputati si trova una mozione che consente la partecipazione ai figli di padre ebreo che siano attivi in ambito ebraico e ai giovani che si stanno convertendo all’ebraismo, previa consultazione del rabbino. Si tratta in effetti di due decisioni storiche che fanno “giurisprudenza”. Cerchiamo di vederne i lati positivi e quelli piu’ problematici.
In primo luogo va riconosciuto ai giovani ebrei italiani il grande merito di aver affrontato la questione a viso aperto, senza infingimenti o furbizie: la sopravvivenza della nostra comunità è a rischio e ognuno deve prendersi le proprie responsabilità, a partire da chi si occupa della vita ebraica di quelli che a breve dovrebbero costituire una famiglia. Secondariamente il dibattito – a quanto ho letto – ha messo in luce posizioni differenti ma, pur nel prevalere di una posizione sull’altra, non ha impedito di trovare un punto di compromesso: i non iscritti alle comunità non avranno il diritto di voto, ma solo quello di partecipare. Inoltre viene sancito un principio di civiltà: chiunque venga ammesso a un evento non può essere respinto successivamente. Si tratta di un minimo di umanità che talvolta viene dimenticata nelle nostre comunità, dove non sempre ci si accorge di avere a che fare con i sentimenti delle persone. Infine è stato introdotto un argomento fondamentale. Non ha senso riflettere sul futuro della nostra comunità senza confrontarsi con le comunità all’estero. L’intera discussione tra i giovani è stata accelerata dall’interazione con le organizzazioni ebraiche internazionali, generalmente più inclusive di quelle italiane.
Meno positivo è che si sia giunti alla votazione. Personalmente avevo auspicato che si potesse trovare un compromesso condiviso. Se questo non è stato possibile lo si deve certamente all’irrigidimento di entrambi gli “schieramenti”. Nulla vieta però di continuare a elaborare, a discutere, a riflettere in seno al nuovo Consiglio e coinvolgendo altre personalità, senza escludere i rabbini.
Ma e’ importante e positivo che i giovani (leader?) ebrei abbiano ribadito la loro autonomia su un tema così delicato, mostrando la strada agli adulti che negli ultimi anni hanno preferito fare finta di niente. Continuiamo a parlarci, con una consapevolezza: l’ultimo Congresso dell’Ugei è stato un passo in avanti.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas twitter @tobiazevi

(21 maggio 2013)