Al Global forum contro l’antisemitismo confronto su strategie e nuove tecnologie

A distanza di un mese uno dall’altro, il World Jewish Congress a Budapest e il ministero degli Esteri di Israele a Gerusalemme si sono occupati approfonditamente della questione dell’odio antiebraico espresso attraverso vari canali di informazione. Si è appena concuso il Global Forum for Combating Antisemitism dove erano invitati politici, diplomatici e studiosi di tutto il mondo per relazionare sullo status questionis e per valutare le azioni di contrasto possibile. Per l’Italia ha partecipato il dottor Stefano Gatti dell’Osservatorio antisemitismo del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC) che ha portato la sua expertise e quella della sociologa Betti Guetta (che non ha potuto partecipare di persona).
La preoccupazione, come si vede, è grande, la posta in gioco è come riuscire a contrastare l’antisemitismo globalizzato dai nuovi media. Il tema è stato trattato a tutto tondo: l’antisemitismo in America Latina (specialmente in Venezuela), nell’ex Unione Sovietica e nell’Europa dell’Est, nell’Europa Occidentale, l’antisemitismo espresso non solo dai siti ma soprattutto dai blog e dai social forum, l’antisemitismo sotto la veste dell’antisionismo, la predicazione della jihad islamica, l’ostilità antiisraeliana nei campus universitari, i concetti antisemiti propagati da movimenti politici radicali.
L’idea principale emersa è quella che la lotta all’antisemitismo non vada disgiunta da quella in favore dei diritti umani e civili, per l’integrazione di ogni persona in società altre che la propria, contro l’omofobia e l’islamofobia, e va concretizzata attraverso ampie sinergie con le organizzazioni che difendono le libertà e i diritti. Anche il dialogo interreligioso, soprattutto con l’Islam deve essere coltivato e favorito. A questo proposito, notevole è stata la presenza al Forum di tre Imam, un albanese, un francese e un britannico, pronti alla comunicazione e alla comprensione, come notevole mi sembra anche che l’antigiudaismo cristiano non fosse all’ordine del giorno, neppure come retaggio culturale dell’Occidente, segno che il dialogo ebraico-cristiano sta segnando grossi punti a suo favore.
L’ antisemitismo 2.0 va combattuto sul terreno della rete, occorre che la parola sia data agli esperti di software e ai giuristi capaci di negoziare con i grandi motori di ricerca il blocco delle espressioni di antisemitismo. Si può fare e si fa già con il blocco della pornografia e della pedofilia in rete.
La discussione è stata portata poi sulle possibilità di contrasto legislativo contro le espressioni di antisemitismo in rete. Come previsto, i delegati americani si sono dimostrati perplessi davanti a provvedimenti di repressione in questo campo, mentre i congressisti europei e israeliani hanno insistito sulla necessità di leggi di contrasto nazionali o sovranazionali; è evidente il peso delle rispettive culture e tradizioni pubbliche. In ogni caso un team giuridico verrà creato.
Il Global Forum aprirà inoltre a breve un sito di osservazione internazionale sull’antisemitismo in cui confluiranno notizie e expertise da tutto il mondo. Il sito dell’Osservatorio CDEC, già in azione da qualche mese, collaborerà strettamente con i curatori, l’australiano Andrè Oboler e il canadese David Matas.

Liliana Picciotto Coordinatrice della Commissione UCEI Antisemitismo e Memoria

(6 giugno 2013)