Melamed – DafDaf a Firenze, piccoli giornalisti crescono
I bambini, il futuro… tanto non è un vuoto slogan che il laboratorio di DafDaf è stata la prima cosa a cui si è dedicata la redazione del portale dell’ebraismo italiano, riunita a Firenze per cinque giorni dedicati ai temi dell’economia, con il seminario Mercati e Valori. Nonostante il caldo e la stanchezza, i ragazzi della scuola estiva della comunità ebraica di Firenze hanno mostrato ieri una voglia di mettersi alla prova e una inventiva allegra che hanno saputo vincere la voglia di ciondolare fortissima alla fine di un lungo anno scolastico. Le età erano molto diverse, e dopo una piccola introduzione dedicata a chiarirsi le idee su alcuni degli elementi irrinunciabili di un giornale, la scelta è stata di non stare intorno a un tavolo a ragionare, ma di mettersi subito alla prova. Il pacco di giornali messi a disposizione è sparito in un batter d’occhio, con fogli che volavano per la stanza, forbici, colla, colori e risate e il rapido apparire di personaggi molto definiti. Dall’artista scontrosa che preferisce affrontare il difficile progetto di un giornalino di otto pagine (bellissimo), pur di lavorare da sola, al gruppo dei più piccoli, che con l’aiuto di Yael hanno saputo creare quattro pagine piene di idee, ai grandi che hanno lavorato concentrati a selezionare argomenti e scegliere illustrazioni ritagliando quotidiani e riviste, a comporre pagine e definire la gerenza del giornale, tutti si sono impegnati tantissimo. E in particolare Beniamino, che ha passato tanto tempo a brontolare prima di decidere di dedicare le sue (bellissime) pagine solo agli animale e Mattia, che come tutti i bambini ha avuto bisogno di vedere rispettati i suoi tempi, hanno mostrato come il gruppetto della scuola estiva di Firenze sia composto di ragazzi speciali, meravigliosi come tutti i ragazzi, che ben meritano tutto il tempo, l’energia e l’attenzione che possiamo loro dedicare. A volte sapendo aspettare con pazienza che siano loro a decidere di fidarsi, di impegnarsi, e dimostrando così quanto sia stata giusta la scelta di non arrendersi alla fatica, alla rabbia quando il proprio lavoro sembra essere poco considerato, alle difficoltà oggettive. Anche dove non c’è una scuola ebraica le comunità sono piene di persone che sanno dedicarsi ai giovani, ai ragazzi, ai bambini anche piccolissimi. Loro e tutti coloro che lavorano nelle scuole, con i nostri figli, per il nostro futuro, fanno un lavoro difficilissimo e meraviglioso, e meritano tutta la nostra stima, e tutta la nostra gratitudine.
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(18 giugno 2013)