Il cercatore di frammenti

peraniUna vita dedicata ai testi delle tradizioni ebraiche, alla scoperta degli antichi manoscritti. È la storia del professor Mauro Perani, ordinario di studi ebraici dell’Università di Bologna che nelle scorse settimane è finito sui giornali di tutto il mondo per la scoperta del rotolo della Torah più antico del mondo. Su Pagine Ebraiche luglio, attualmente in distribuzione, il racconto dei suoi studi e dei progetti che hanno portato il professore a ricevere la laurea honoris causa dall’Università ebraica di Gerusalemme.

La notizia ha fatto il giro del mondo. “Scoperto a Bologna il rotolo della Torah più antico di sempre”. Intatto, risalente agli anni a cavallo tra il XII e il XIII secolo, era sempre stato sotto gli occhi di tutti, ma erroneamente valutato dal bibliotecario ottocentesco Leonello Modona come un cimelio vecchio soltanto di 200 anni. L’autore della scoperta, Mauro Perani, ordinario di Studi Ebraici dell’Università di Bologna, si è ritrovato improvvisamente al centro dell’attenzione di giornali e studiosi. Che tuttavia non hanno raccontato una parte fondamentale della storia. Perché, al recupero dei testi ebraici, Perani aveva già dedicato la sua vita di studioso, ottenendo dei risultati straordinari. Al punto che lo scorso autunno, l’Università ebraica di Gerusalemme ha annunciato la volontà di attribuirgli la laurea honoris causa “per avere scoperto il maggior numero di manoscritti ebraici medievali dai tempi delle ricerche di Solomon Schechter, il famoso scopritore della Genizah del Cairo”. Un accostamento non da poco. Come non da poco sono i nomi degli italiani che l’Università ebraica di Gerusalemme ha scelto di premiare nella sua storia, da Rita Levi-Montalcini a Giorgio Napolitano. Il progetto definito “Genizah italiana” ha portato al recupero di 13mila frammenti in ebraico in tutta la penisola. Non provenienti però dal deposito di una sinagoga (il termine genizah si riferisce letteralmente a quelle stanze dove vecchi libri e documenti venivano conservati in attesa di essere sepolti in cimitero, come richiede la legge ebraica per le carte su cui compaia il nome di D-o), bensì dagli archivi e dalle biblioteche. Ma in modo tutto speciale. A spiegarlo a Pagine Ebraiche è lo stesso professor Perani. E quale luogo migliore per farlo dell’Archivio di Stato di Bologna dove tanti dei tesori da lui scoperti sono stati conservati e catalogati con cura? Pagine e pagine medievali di Talmud, Tanakh, commentari giunti ai nostri giorni in una maniera completamente fortuita: come rilegature di volumi più recenti, solitamente risalenti al ‘500 e al ‘600, epoca in cui i costosi e ormai desueti codici di pergamena, non solo ebraici, vennero smembrati a centinaia di migliaia, e i fogli ripiegati e talvolta raschiati per fungere da copertine dei libri sfornati con la nuovissima invenzione della stampa. Da trent’anni il professore, laureato in filosofia ebraica e poi in studi orientali, si dedica a cercarli, riconoscerli, catalogarli, con una passione unica. La stessa con cui mostra alcuni dei frammenti, spiegando l’identità di ciascuno, i segni della piegatura, le note a margine in caratteri latini, ma anche il contenuto e la valenza. Frammenti che in alcuni casi rappresentano testimonianze uniche di testi altrimenti perduti. E chissà quanti attendono ancora di essere rinvenuti, in fondi non ancora setacciati, nelle biblioteche, negli archivi delle parrocchie. “Un lavoro che non potrà mai dirsi concluso” sottolinea Perani.

Rossella Tercatin, Pagine Ebraiche, Luglio 2013

Il progetto Genizah italiana

Il progetto Genizah italiana è nato negli anni ’80 su impulso di Giuseppe Baruch Sermoneta, professore dell’Università ebraica di Gerusalemme, come “Progetto per il censimento, la catalogazione, il restauro e la fotoriproduzione dei frammenti di manoscritti ebraici medievali reperiti nelle biblioteche e negli archivi italiani”. Mauro Perani, ordinario di studi ebraici dell’Università di Bologna, oggi uno dei massimi esperti mondiali della materia, ha iniziato a collaborare nel 1984 e ne è diventato, come riporta la motivazione sul diploma honoris causa “la forza motrice”. Sono migliaia e migliaia i frammenti rinvenuti in tutta Italia, con una fortissima preponderanza delle città dell’Emilia Romagna e una particolarità: i fogli di pergamena sono giunti ai nostri giorni non autonomamente, ma come legature di volumi più recenti, solitamente risalenti agli anni dalla metà del XVI a tutto i XVII (questo l’orizzonte temporale preso in considerazione da Perani nelle sue ricerche) e prodotti con la nuova tecnologia della stampa. “A essere utilizzati in questo modo non furono solo testi ebraici, ma di ogni tipo. Non esisteva il concetto di antichità da rispettare” spiega il professore. Circa 850 i frammenti custoditi all’Archivio di Stato di Bologna, dove un finanziamento ha permesso di affrontare anche il costo del “distacco” dai volumi (attorno ai 450 euro per foglio). Ma per rendere possibile la consultazione, la Biblioteca nazionale di Israele, sin dagli anni ’80, ha offerto la sua collaborazione nel fotografare e catalogare ciascuno dei frammenti nel progetto Mif‘al hafragmentim ha‘ivriyyim beItalia, considerando questi ritrovamenti assolutamente essenziali, anche perché spesso provenienti da testi altrimenti perduti, o di cui esistono pochissimi esemplari al mondo e perciò preziosi da raffrontare. Insomma, una valenza simile a quella dei migliaia di documenti della famosa Genizah cairota.


Pagine Ebraiche, Luglio 2013

(11 luglio 2013)