Nugae – Do you speak touriste?
C’è un posto magico dove dolcetti multicolori affollano le vetrine, torri di ferro illuminano la notte e dove il cliente non ha ragione. Mai, nemmeno quando si ordina un espresso e il barista finge di non capire finché non si domanda, sfiniti, un “espressò”. Naturalmente si tratta della solita ricorrente Parigi, il cui charme straripante non è stato adottato dai suoi cittadini anche nel rapporto con il prossimo. Al contrario, i parigini sono notoriamente le persone più snob del mondo, adagiati altezzosamente sugli allori della loro consapevolezza. Così in tempi di crisi la Camera di Commercio e il Concilio Nazionale del Turismo hanno creato una guida per i boriosi operatori del settore turistico della ville lumière, che hanno intitolato Do You Speak Touriste. Un vademecum anti-superbia con una serie di consigli per fronteggiare ogni tipo di turista senza indisporlo, con le risposte giuste da dare dopo aver contato fino a dix. I visitatori sono schedati nazionalità per nazionalità, in una sorta di bestiario che ne raccoglie le caratteristiche e ne analizza i comportamenti quando non si trovano nel loro habitat naturale. L’Italianus Medius è ovviamente il più tonto, vuole andare solo nei parchi di divertimenti. I belgi sono i più antipatici, per antonomasia. E poi ci sono i giapponesi, che poveretti addirittura soffrono della cosiddetta Paris Syndrome, studiata da fior fior di scienziati, i cui sintomi sono insonnia, giramenti di testa, depressione, in seguito allo shock e alla delusione per il trattamento ricevuto dai citoyens del luogo che avevano completamente idealizzato come oasi di raffinatezza, grazia e perfezione. Ma fra brasiliani, americani e spagnoli, manca una specie piuttosto diffusa: il turista israeliano. Caratterizzato da sandali orrendi e enormi borracce in qualunque stagione (deformazione professionale), l’israeliano in viaggio è sportivo e curioso, ma soprattutto chiassoso. E se la erre moscia del parigino ne caratterizza lo snobismo chic, la sua denota un tipo di maniere diametralmente opposto, che si può definire, come dire, grezzo, ma rischia allo stesso modo di risultare poco accomodante. Tanto che forse quello israeliano è l’unico turista che potrebbe mai tener testa al barista dell’espressò. Prima o poi magari gli causerà anche un esaurimento nervoso, la terribile Tel Aviv Syndrome.
Francesca Matalon, studentessa di lettere antiche twitter @MatalonF
(21 luglio 2013)