Qui Trieste – Cultura e impegno civile al fianco del ministro Cecile Kyenge
Il mondo della scienza e della ricerca, quello della cultura, quello della politica. La società civile e la città che si candida a essere la casa e il punto di riferimento di tutte le minoranze. Ogni volto dell’Italia che vuole guardare avanti hanno parlato con una voce sola nel lungo, intenso applauso che ha rotto il silenzio a Trieste, nel grande auditorium della Scuola Superiore di Studi Avanzati, al momento dell’ingresso del ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge.
Un gesto denso d’emozione, un segno di riparazione e di riconoscimento che ha fatto seguito alle chiare parole di solidarietà e di amicizia indirizzate a nome degli ebrei italiani alla rappresentante del Governo dal Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna.
Prima ancora di intrattenersi con la redazione del Portale dell’ebraismo italiano moked.it e di prendere in consegna l’ultimo numero del giornale dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche e del dossier dedicato ai temi discussi alla Sissa (nell’immagine scattata da Giovanni Montenero) il ministro assieme ai giornalisti Daniel Reichel e Ada Treves), il ministro aveva fatto il suo ingresso nella più prestigiosa scuola italiana di studi postuniversitari accompagnata dal direttore Guido Martinelli e dalla professoressa Raffaella Rumiati, organizzatrice di un una Summer School dedicata alle neuroscienze del razzismo e del pregiudizio che ha richiamato a Trieste scienziati e ricercatori da tutto il mondo e che si svolge in parallelo con il laboratorio giornalistico Redazione Aperta dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
La rappresentante dell’Esecutivo è giunta in città per ascoltare la prolusione della professoressa Elizabeth Phelps della New York University, una dei maggiori esperti di neuroscienze sociali e cognitive che sta dedicando le sue ricerche allo studio dei pregiudizi, ha tenuto una lezione intitolata “Neuroscience of racism”. Preceduta da una introduzione dal direttore della Sissa Guido Martinelli, che ha spiegato ai presenti come si stia svolgendo in questi giorni un seminario dedicato proprio a questi argomenti che – visti anche i recenti episodi italiani che hanno coinvolto il ministro – sono particolarmente importanti. La lectio magistralis della professoressa Phelps è iniziata con una disamina dettagliata di come i pregiudizi razziali possano essere profondamente radicati anche in coloro che esprimono visioni egualitarie, al punto da influenzare le decisioni che vengono prese in numerosi campi. Alcuni degli esempi riportati, dalla differente descrizione giornalistica di una stessa notizia a seconda che il protagonista sia bianco o nero, a come sia diversa la lunghezza delle pene carcerarie per delitti analoghi se cambia la composizione della giuria o se è diversa l’etnia di colui che è giudicato colpevole hanno immediatamente catturato l’attenzione del foltissimo pubblico. E la seguente ora di lezione, con spiegazioni e dati anche molto tecnici, grafici e domande aperte nonostante l’apparente complessità ha portato tutti i presenti a ragionare su come la nostra percezione degli altri sia profondamente radicata in meccanismi difficilmente controllabili: i nostri atteggiamenti espliciti, che riflettono i principi in cui crediamo e le nostre intenzioni sono differenti dalle reazioni implicite, che sono emotive, affettive, e spesso associate a stereotipi culturali. Gli esperimenti su cui stanno però lavorando i neuroscienziati sociali in questo periodo sembrano mostrare come si tratti di pregiudizi che, così come sono influenzati da differenti fattori, tra cui per esempio aver avuto delle interazioni emotivamente rilevanti con persone di un’altra provenienza etnica, possono essere condizionati da numerosi elementi. Il più potente, quello che davvero può fare la differenza, è la nostra consapevolezza. Essere coscienti dei pregiudizi, riconoscere i meccanismi psicologici e mentali che portano a tutta quella gamma di comportamenti che vanno dalla diffidenza al razzismo è il modo migliore per controllare il comportamento e le decisioni dei singoli.
Dopo il lungo applauso seguito alla lezione di Liz Phelps (protagonista del dossier Sentieri di ricerca parte del numero di Pagine Ebraiche attualmente in distribuzione, che comprende un’intervista alla professoressa ha preso la parola il ministro Kyenge, che con una pacatezza che lascia intendere una determinazione inflessibile ha subito sottolineato come “la comprensione dei meccanismi psicologici e mentali dei pregiudizi è fondamentale, anche per orientare le scelte, in primis educative e scolastiche. Bisogna iniziare a trattare questi argomenti sui banchi di scuola.” E, tra gli applausi del pubblico, ha ripetuto più volte che “una buona convivenza inizia dalla conoscenza”.
Ada Treves twitter @atrevesmoked
(21 luglio 2013)