Milano – Jewish and the City, la parola al comitato promotore

jewish and the cityFervono i preparativi per la grande rassegna culturale Jewish and the City (28 settembre-1 ottobre) organizzata dalla Comunità ebraica di Milano. La parola al comitato promotore.

“Non c’è niente di più bello del senso di partecipazione, del lavorare insieme fra persone diverse per fare una cosa bella, offrendo ciascuno il suo contributo, e di impegnarsi per coinvolgere tutti. Con l’auspicio, che tanto alla Comunità quanto alla città, possa rimanere una grande ricchezza”.
Daniele Cohen, assessore alla Cultura della Comunità ebraica di Milano

“Per la prima volta un progetto non basato sul pianto, ma una sfida per valorizzare una cultura e capire se questa è in grado di stare con altre culture, di raccontarsi, ma anche di ascoltarle. Un’occasione per riflettere sul rapporto con la città di Milano. La consapevolezza che avere un risultato è in sé un risultato”.
David Bidussa, storico sociale delle idee

“Prendere ciò che dell’ebraismo è più specifico e identitario, lo Shabbat, e raccontarlo alla società in tutte le sue declinazioni, da chi pensa che sia rappresentato da un piatto speciale del venerdì sera a chi invece lo sente come la giornata in cui ha l’occasione di stare tutto il giorno a pregare in sinagoga”.
Miriam Camerini, regista

“Scoprire il rapporto tra lo Shabbat e la vita umana, lo Shabbat che ti pone di fronte dei paletti, ma anche la possibilità di scavalcarli sempre per salvare una persona, lo Shabbat che scandisce la differenza tra tempo del lavoro e tempo del riposo molto prima che questo esistesse, lo Shabbat fondamentale nel mantenere coeso il popolo ebraico”.
David Fargion, psicoterapeuta

“Guardarsi, parlarsi, rispettarsi, amarsi, insomma convivere, senza confondersi. Un po’ come alcuni Maestri spiegano la benedizione del magoprofeta Bilàm. Noi e la città, Milano e noi. La forza dello stare insieme, anche tra diversi, mantenendo il rispetto l’uno dell’altro”.
Stefano Jesurum, giornalista

“Raccontare agli altri, e dunque raccontare a noi stessi, l’ebraismo a 360 gradi, mettendone insieme i diversi elementi in modo molto pratico, con la volontà di coinvolgere tutti i cinque sensi, in una modalità che costituisce qualcosa di veramente ebraico”.
Daniele Liberanome, critico d’arte

“Siamo partiti da alcuni elementi della cultura ebraica e li abbiamo approfonditi anche in maniera laica. Questo ha significato cercare di capire come queste tematiche, che sono nate o sono presenti nell’ebraismo, si declinano nella cultura universale, compresa quella italiana”.
Daniela Ovadia, giornalsita scientifica

“La diversità è fondamentale – ha detto alla presentazione del Festival – soprattutto quando ci raccontiamo all’esterno. Lo Shabbat è l’unico dei Dieci Comandamenti osservato solo dal popolo ebraico. L’appartenenza al popolo ebraico si declina in tanti modi. Shabbat, nei suoi diversi modi di viverlo, la rappresenta”.
David Piazza, editore

Italia Ebraica, luglio 2013

(26 luglio 2013)