Cento candeline per Boris Pahor

Si apre una settimana di grandi festeggiamenti per Boris Pahor, lo scrittore triestino che più di ogni altro ha dato dignità e rappresentanza agli sloveni della Venezia Giulia e che domenica prossima compirà cento anni di vita. Una delle firme più prestigiose e a lungo dimenticate del Novecento. Antifascista, partigiano, cattolico. Penna tagliente contro i crimini del nazifascismo ma anche contro la repressione comunista nei territori dell”ex Jugoslavia. Padre di testi memorabili come “Necropoli”, “Il rogo nel porto” e “Qui è proibito parlare” ma anche sincero amico della redazione del portale dell’ebraismo italiano e di Pagine Ebraiche che ha voluto incontrare in due diversi edizioni del laboratorio giornalistico Redazione Aperta.
Molti i temi affrontati nel corso dell’esclusiva intervista rilasciata a Daniela Gross e pubblicata su Pagine Ebraiche nel 2011. Dai traumi più forti dell’infanzia alla prigionia nei campi di lavoro nazisti, dalla responsabilità di essere punto di riferimento intellettuale di un popolo discriminato al dovere imprescindibile della testimonianza. E ancora, a saldare il flusso dei ricordi, le prime reminiscenze della Trieste ebraica di inizio Novecento. “Sono nato in via del Monte 13, in una casa alla sommità della salita su cui si trovava anche allora la scuola ebraica, davanti al vecchio cimitero ebraico. La sera mia madre stirava alla luce del lampione appeso a illuminarne l’entrata. Dei miei anni di ragazzo – racconta Pahor – ricordo invece le passeggiate nel ghetto, prima che venisse abbattuto, con le sue piccole rivendite e quell’odore inconfondibile in cui il profumo del caffè si mischiava agli effluvi delle friggitorie di pesce. E poi i libri…”
Un commovente contributo da parte di un maestro della letteratura contemporanea che, al tramonto della propria vita, continua a tenere dritto il timone della speranza e a riporre le migliori aspettative e i migliori auspici nell’impegno delle nuove generazioni. A patto che, precisa, “si trovi la maniera di stare al mondo in un altro modo”.
A Boris Pahor un caloroso mazal tov da parte di tutta la redazione!

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked