Botticelli a Gerusalemme? Dubbi e inciampi
“Non per gli ipotetici rischi (ben altrimenti gravi!) di un’ipotetica guerra in Medio Oriente, ma per il rispetto dei minimi standard internazionali sulla tutela di opere d’arte delicate”. Così intervengono oggi sul Corriere della Sera Sefy Hendler, senior lecturer di Storia dell’arte, all’Università di Tel Aviv, e Tomaso Montanari, professore di Storia dell’arte moderna dell’Università Federico II di Napoli, commentando la decisione del Ministero della Cultura italiano di non inviare più al Museo d’Israele di Gerusalemme “L’Annunciazione di San Martino alla Scala”, affresco dipinto da Sandro Botticelli nel 1481 esposto agli Uffizi di Firenze. Il trasferimento dell’opera era previsto in questi giorni e all’inaugurazione dell’esibizione il 17 settembre avrebbero dovuto prendere parte il ministro della Cultura italiano e israeliano Massimo Bray e Limor Livnat. Il passo indietro rispetto al prestito concordato con la collaborazione della Fondazione Italia-Israele per la Cultura e le Arti è stato annunciato dalle autorità italiane facendo riferimento a “considerazioni geopolitiche e logistiche”, precisando che si provvederà in un breve periodo all’esposizione di un’altra opera dall’alto contenuto artistico “nella consapevolezza dell’importanza delle relazioni culturali tra i due Paesi”.
“Crediamo profondamente nell’amicizia tra Italia e Israele e nel ruolo che la cultura può e deve avere nel rafforzarla: il nostro stesso, continuo scambio scientifico è un minuscolo tassello di quell’amicizia – scrivono ancora i due storici dell’arte sul Corriere – Ma siamo convinti che le relazioni culturali tra i popoli non possano essere rafforzate da scambi di singole opere ‘feticcio’ decise dalle diplomazie senza nessun coinvolgimento delle comunità scientifica e anzi imponendo al museo prestatore e al museo ospitante un ‘evento’ del tutto estraneo alla loro vita”.
Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked
(8 settembre 2013)