Tea for two – Opportunità

silvera giustaLa vita è assai strana. Passi il tempo a fare lamentazioni che manco Geremia e poi ti cade in testa una opportunità. A quel punto entri nel panico. Sì, perché lamentarsi è confortante, è quasi un rituale contro il malocchio. Specialmente perché sentiamo sul groppone il peso di anni ed anni di lamentele e dolori pertinenti. Bisogna ancora riadattarsi e, credo, riprendere le misure del mondo. Succede che dopo ventitrè Rosh Hashanah passati a blaterare di esistenza noiosa e vita grama, questa ragazza che vi tedia da quasi due anni ogni lunedì, abbia la sua dose di pailettes da farsi bastare per un decennio. Roba forte credete a me, un invito ad una festa che segue tutti i crismi della mondanità: Venezia, vestiti (delle altre) da mille e una notte ed un divo di Hollywood che siede a pochi metri da te. E cosa faccio io in situazioni del genere? Ovviamente mi rifugio in una unica grande certezza, insieme al fare lamentele: l’ebraismo. Passo la festa a raccontare perché non mischio carne e latte e non degusto il prezioso vino che mi viene offerto. Conquisto un cameriere che mi porta piatti vegetariani (sia lodato Safran Foer che ha reso i vegetariani very cool) che affascinano perfino la p.r. più influente del settore. Ed infine nell’alba del giorno dopo, in fila alla stazione mentre programmavo la grande fuga, una visione: due israeliani, lui con un improbabile kova tembel con scritto ‘Italia’, lei con una borsa a fiori. Li guardo, mi commuovo, saluto il fasto e torno ai miei lunghissimi ma confortanti giorni di moed.

Rachel Silvera, studentessa

(9 settembre 2013)