Roma – Tempio Maggiore, un secolo di storia
Folto pubblico ieri al Tempio di Adriano per scoprire i segreti della kasherut nell’ambito delle iniziative di Kosher a Roma. A parlare, il rabbino capo della Comunità ebraica Riccardo Di Segni: “Se credete di uscire da questo incontro con le idee più chiare riguardo alle norme alimentari ebraiche, vi sbagliate di grosso. Più si cercano risposte univoche più si gira a vuoto”. Dalla proibizione di mangiare il nervo sciatico in memoria della lotta tra Giacobbe e l’angelo alla classificazione di alimenti puri e impuri che hanno portato la separazione dei perusim, i farisei, si arriva al grande dilemma dell’onnivoro: il maiale. Fin dall’antichità tutti i popoli che venivano a contatto con gli ebrei si interrogavano sul perché di questa proibizione. Rav Di Segni spiega come ne siano state date interpretazioni tra le più disparate: “Da motivazioni mediche fino ad attacchi antisemiti”. Dopo aver risposto alle domande più curiose del pubblico, Sandro di Castro, presidente del Bene Berith e coordinatore dell’evento insieme a Stefano Caviglia, introduce lo scrittore e traduttore Erri De Luca con un insegnamento imparato dal Collegio Rabbinico: “La prima cosa che ho appreso è l’importanza di avvicinarsi ai testi sacri in lingua originale, perché alle volte tradurre è tradire”. Erri De Luca spiega il suo progressivo avvicinamento alla Torah, un testo che ha amato fin dall’inizio perché “non vuole essere letteratura”. Si sofferma quindi sul fascino dell’ebraico biblico: “Il termine kol per esempio, significa voce. Ma anche rumore, ruggito, suono. Sta a noi scavare ogni volta e dare la giusta sfumatura”. Appuntamento successivo, quello di stamane all’Auditorium ICBSA per celebrare il grande protagonista dell’ebraismo romano: il Tempio Maggiore. A discuterne, l’architetto Giovanni Ascarelli, il direttore del Dipartimento Cultura della Comunità ebraica di Roma Claudio Procaccia, il sofer Amedeo Spagnoletto e il rabbino Alberto Piattelli. Procaccia ripercorre brevemente le date fondamentali dell’ebraismo romano, dall’impero alla breccia di Porta Pia, con particolare attenzione alle diverse sinagoghe che si sono susseguite (dalla sinagoga trasteverina in Vicolo dell’Atleta alle Cinque Scole). “Intorno al 1500 l’ebraismo romano diventa un vero e proprio melting pot”. Nel 1904 il Tempio Maggiore sorge imponente nello skyline capitolino, l’architetto Ascarelli racconta l’avvincente trama dietro la sua costruzione: dalle rinunce di Muggia e Carlo Pincherle alla scelta ricaduta su Costa e Armanni. “La costruzione esterna – spiega – non era in linea con il gusto stilistico del tempo a differenza della finezza decorativa dell’interno”. Tanti i particolari architettonici che svelano un legame con la cabala dice il rabbino Piattelli che sull’argomento ha scritto un saggio. “Nella cabala è fondamentale il rapporto tra trascendente e immanente. I sei gradini che portano all’aron richiamano i tempi di Salomone mentre le finestre presenti sia grandi che piccole, richiamano lo Zohar che segnala l’importanza anche delle fessure”. A concludere, il sofer Amedeo Spagnoletto che rievoca la nascita del rito romano avvenuta intorno all’anno Mille quando al nucleo centrale si aggregano poesie a scelta del chazan. “Il rito – sottolinea – è sempre stato qualcosa che ha unito e mai diviso gli ebrei in tutto il mondo”.
Rachel Silvera
(3 ottobre 2013)