Ritrovarsi ad Ancona. 70 anni dopo
La più giovane, Tea, ha due anni. La meno giovane, Elena, 93. Vengono dall’Italia, dagli Stati Uniti, da Israele. Sessanta persone dalle vicende umane più disparate che si ritrovano, a 70 anni dalle deportazioni antiebraiche, nel segno della comune discendenza dalla famiglia Russi di Ancona. Una prima storica riunione che proprio in queste ore vive uno dei suoi momenti più intensi con la visita ai luoghi dove, in città, abitò e prosperò quella che è ancora oggi percepita come una delle famiglie benemerite del capoluogo marchigiano.
A lanciare una prima scintilla, in gennaio, è stata la giornalista Manuela Dviri sul settimanale Vanity Fair. “Perché non ci ritroviamo ad Ancona?”. Già, perché no. L’idea ha conquistato tutti attivando una macchina organizzativa complessa e sorprendente. “Anche chi non era iscritto ai social network ha decisio di farlo. È stato commovente vedere come alcune zie ultranovantenni hanno imparato a navigare sul web per potersi parlare” afferma Giovanna Salmoni.
Un piccolo esercito pacifico in marcia per le strade di Ancona. Un cerchio che si chiude lasciando dietro di sé una scia di abbracci, lacrime, emozioni.
(6 ottobre 2013)