Memoria – Priebke, Roma non dimentica
“Apprezzamento per la sensibilità che stanno dimostrando le autorità competenti – il sindaco di Roma Ignazio Marino, il questore Fulvio della Rocca, il prefetto Giuseppe Pecoraro e il Vicariato – per risparmiare alla città l’affronto di assistere a celebrazioni in onore di quell’Erich Priebke che dei romani è stato torturatore a Via Tasso e assassino alle Fosse Ardeatine”. È il sentimento espresso dal presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna nell’ambito del dibattito circa la morte del capitano delle SS e della possibilità che si svolgano nella Capitale i funerali. “Qualsiasi manifestazione di omaggio, civile o religioso, sarebbe un intollerabile affronto alla memoria di coloro che caddero nella lotta di liberazione dal fascismo e dal nazismo”. Ampio il dibattito e unanime la voce che si è alzata dalle istituzioni italiane, dai leader ebraici, da esponenti della società civile, così come raccontata dalla stampa italiana.
“Alle Fosse Ardeatine è morto un numero percentualmente molto alto di ebrei, settanta, ma le altre vittime erano cattoliche e quindi le Fosse con i loro 335 martiri non sono una questione soltanto ebraica, ma è un lutto che coinvolge l’intera città di Roma e l’intera nazione” ha ricordato il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni intervistato da Repubblica.
“I funerali di Erich Priebke a Roma? Sarebbero uno sfregio al dolore delle persone con certe ferite che ancora non sono rimarginate. La decisione del Vaticano è storica” il messaggio del presidente della Comunità Riccardo Pacifici riportato dalla Stampa, facendo riferimento all’annuncio del Vicariato di Roma secondo cui “non è prevista nessuna celebrazione esequiale in una chiesa di Roma” (Corriere della Sera che intervista il cardinale Francesco Coccopalmerio, grande canonista vaticano e presidente del pontificio Consiglio per i testi legislativi: “Ci può essere una tensione tra la misericordia, la comprensione di una persona nella sua soggettività, e l’affermazione di una verità oggettiva. Se una persona si comporta in modo negativo, contrario alla morale cristiana, ci si può regolare in due modi: affidarlo al giudizio e alla misericordia di Dio, e concedere i funerali; oppure negarli per affermare il male del suo comportamento”).
“Questa compattezza è molto importante e significativa. La tradizione ebraica è contraria alla sacralizzazione dei morti. Mosè non vide la Terra Promessa proprio perché la sua tomba non diventasse un feticcio. Figuriamoci quanto sarebbe stato grave, ai nostri occhi, un funerale pubblico di Priebke” sottolinea, intervistato dal Corriere, Tobia Zevi, presidente dell’Associazione Hans Jonas, già presidente dell’Unione giovani ebrei d’Italia.
A dichiarare l’assoluta contrarietà alle esequie a Roma è il sindaco della capitale (vedi tra gli altri l’intervista su Repubblica), mentre anche l’Argentina (dove Priebke viveva fino all’arresto a metà degli anni ’90 e dove è sepolta sua moglie) si è detta contraria ad accoglierne la tomba (Messaggero).
A parlare di perdono impossibile è Fiamma Nirenstein sul Giornale, il Giorno-Carlino-Nazione intervista lo storico Marcello Pezzetti, presidente della Fondazione del Museo della Shoah di Roma. Sulla Stampa Maurizio Molinari riferisce del lavoro del Centro Wiesenthal per ritrovare i criminali nazisti sfuggiti alla giustizia. Il quotidiano torinese aveva in precedenza intervistato l’ex presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Amos Luzzatto. Su Repubblica la testimonianza di Giulia Spizzichino che nelle Fosse Ardeatine perse numerosi membri della famiglia.
“Continua la mia battaglia per tenere viva la memoria dei deportati, con la mia Associazione dei figli e delle figlie dei deportati ebrei di Francia. Ma la caccia ai criminali nazisti ormai si sta concludendo. Ho sempre cercato di colpire i pesci grossi, quelli che realmente avevano delle responsabilità enormi nell’esecuzione del massacro, e quelli sono morti o sono negli ultimi mesi di vita. A questo punto della vicenda storica bisogna fare molta attenzione” è invece la riflessione offerta dal cacciatore di nazisti Serge Klarsfeld intervistato da Stefano Montefiori sul Corriere della Sera – Dobbiamo essere in grado di fermarci, di non accanirci I grandi colpevoli non ci sono più. Resta qualche pesce piccolo, e il problema con loro è accertarsi che abbiamo davvero commesso crimini contro l’umanità. La legge tedesca è la meno selettiva nella materia, consente di arrivare fino ai guardiani dei campi. Ma a questo punto, siamo sicuri che solo per questo siano responsabili? La prospettiva di condannare un innocente mi spaventa tanto quanto quella di lasciare indisturbato un massacratore. Nei prossimi mesi nel Baden-Wurttemberg verrà organizzato un processo contro uno di questi guardiani, ormai molto anziano. E io non so ancora se vorrò partecipare”.
(13 ottobre 2013)