16 ottobre – Il presidente della Cer Pacifici: “Società civile in prima linea per la Memoria”
Il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici ha pronunciato, in occasione della cerimonia per la commemorazione del settantesimo anniversario del 16 ottobre 1943 presieduta dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il seguente discorso:
Signor Presidente,
siamo qui nel Tempio Maggiore per commemorare e ricordare il settantesimo anniversario della razzia degli ebrei di Roma che avviò la stagione della caccia all’uomo nella nostra città fino alla liberazione del 4 giugno del 1944.
Averla qui con noi nel cuore della nostra Comunità insieme con la nostra collettività, in parte qui rappresentata, conferma, se ce ne fosse stato bisogno, la vicinanza dell’Italia, della condivisione del nostro dolore e della nostra Memoria. Una Memoria che sappiamo, come ci ha ribadito ieri il presidente del Consiglio, Enrico Letta, essere di tutti gli italiani.
E’ inutile nascondere che queste celebrazioni sono state accompagnate in questi giorni dagli echi della morte del torturatore di via Tasso e del complice nella strage delle Fosse Ardeatine (non vogliamo più pronunciare il suo nome). Un criminale che non essendosi mai pentito in vita ha proseguito la sua opera di carnefice, lasciando ai posteri un testamento in cui reitera i suoi comportamenti, i suoi ideali, le sue torture a via Tasso e le sue esecuzioni. Peggio ancora la negazione delle camere a gas.
Un invano tentativo di intimidirci, ma tutta la nostra comunità come sempre non si è né piegata né spaventata.
Il fatto positivo è che questa vicenda ha aperto un positivo dibattito che ci ha permesso di vedere il volto dell’Italia più bello. Un Paese unito, dalle forze dell’Ordine, che ringraziamo, a quelle civili, istituzionali e quelle religiose. Il questore e il prefetto di Roma hanno imposto funerali intimi e privati per “motivi di ordine pubblico”. Il sindaco Ignazio Marino che, allineandosi con loro, ha vietato di ospitare la salma con una tomba, onde evitare diventi luogo di pellegrinaggi di nostalgici. Il cardinale Agostino Vallini, a nome Vicariato di Roma, ha rifiutato le esequie pubbliche nelle Chiese di Roma. Tutta la cittadina di Albano guidata da un sindaco coraggioso, Nicola Marini che è stata violata da gruppi neonazisti.
Per questo ci sentiamo orgogliosi di essere romani e italiani, proprio per avere visto la società civile tutta in prima linea in questa battaglia di civiltà.
Avete compreso il dolore dei familiari delle vittime e preso atto che quelle ferite non si sono mai rimarginate.
Grazie, Presidente.
Siamo qui per commemorare coloro che dal 16 ottobre vennero presi casa per casa in ogni angolo della città, e non solo nel quartiere ebraico, in quella che fu percepita come “Città Aperta”. Una illusione che svanì grazie alle vergognose complicità con l’occupante nazista, dei funzionari dell’Anagrafe, delle Questure, dei militi fascisti, tradendo ancora una volta i propri cittadini ebrei, dopo le Leggi razziste del ‘38. Questo nonostante l’illusione che la raccolta di 50 chili d’oro in sole 36 ore, tra il 27 ed il 28 settembre, garantisse la loro l’immunità.
Il 7 ottobre 2500 carabinieri del Lazio vengono deportati nei campi d’internamento in Germania, su ordine del generale Graziani, forse, per evitare “intralcio” pochi giorni dopo. L’11 ottobre viene razziata la storica biblioteca della nostra Comunità con circa 7000 volumi risalenti all’epoca medioevale. Ancora oggi, Presidente, siamo alla ricerca di quei manoscritti che si presumiamo siano in Russia e confidiamo nel suo sostegno e quello del Governo per il recupero.
1021 vennero catturati il 16 ottobre e solo 16 fra loro tornarono. Una sola donna, Settimia Spizzichino.
Dopo il 16 ottobre altri 900 verranno poi catturati anche e soprattutto grazie all’opera dei delatori, che per 5000 lire vendettero i loro concittadini che cercavano inutilmente di scappare dalla furia nazifascista. Una somma che cambiava la vita di molti ma che consegnò poi alla morte altri. In pochi hanno pagato per questo. E chi ha subito un processo, ha pagato troppo poco. Chi riuscì a sottrarsi ai tribunali deve ringraziare le loro vittime che gasate ed infornate a Birkenau, non poterono inchiodarli alle loro responsabilità. Una puntuale descrizione possiamo leggerla nel libro di Osti Guerrazzi “Caino a Roma”.
Vi sono stati anche conventi, ed è triste sottolinearlo, che aprirono loro le porte solo in cambio della conversione o di vile denaro. Esaurito, intere famiglie vennero accompagnate in mezzo alla strada preda dei carnefici.
Tutto si poté attuare grazie all’indifferenza di troppi. Quell’indifferenza magistralmente illustrata da una sopravvissuta, Liliana Segre, in una intervista rilasciata in questi giorni.
Ma se è pur vero che siamo stati traditi, è altresì vero che la solidarietà non è mancata, e se molti si sono salvati è perché in tanti hanno aperto le loro case, gli ospedali e altri conventi che a rischio della vita, accolsero in condizioni difficili intere famiglie ebraiche. Senza chiedere in cambio nulla, né soldi né conversione. Tutte le loro storie sono raccolte allo Yad Vashem e ancora oggi ricevono le Medaglie dei Giusti, la più alta onorificenza dello Stato d’Israele a perpetuo ricordo. Siamo di avere con noi, fra l’altro il figlio di Gino Bartali. Che la memoria di tutti loro rimanga in benedizione anche per le future generazioni.
A tal proposito rimangono impressi nei nostri cuori Presidente le parole che pronunciò il 27 gennaio del 2011 “furono i Giusti a salvare l’onore dell’Italia”. Grazie.
Oggi, Signor Presidente, siamo qui insieme ai sopravvissuti e scampati alla Shoah, per continuare a lavorare insieme ed uniti per la Memoria. Un esercizio di Memoria che come ci insegnano i sopravvissuti alla Shoah non serve per piangere i morti o impietosire alcuno. Nessuna lacrima e pietà restituirà i loro corpi e le loro anime né riporterà sorriso alle vedove e ai loro figli. Ma una Memoria condivisa servirà a costruire per il presente e per il futuro gli anticorpi contro l’indifferenza e l’odio, verso chiunque. Per questo loro si stanno sacrificando con il racconto e la testimonianza, tornando nei luoghi dell’orrore come faremo fra pochi giorni con il nostro Sindaco e le scuole di Roma Capitale a Birkenau ed Auschwitz.
L’Italia che ha partorito il fascismo ha il dovere di coltivare i valori della Memoria per se stessa e per l’Europa. Un’Europa che rischia implodere, non solo per la crisi economica, ma perché esistono spinte xenofobe e razziste, dalla Grecia alla Norvegia, passando per l’Ungheria e la Francia. Dobbiamo fermare quest’onda e le elezioni europee si avvicinano senza una degna protezione giuridica che argini e isoli questi partiti e movimenti. E’ ora di mobilitarsi, prima che sia troppo tardi.
Vi è comunque una speranza e su questo abbiamo il dovere di essere ottimisti. Sono i nostri giovani. Quelli che Lei prima di tutto ha l’opportunità di incontrare nelle scuole e con cui spesso ho il privilegio potermi confrontare. Sono una maggioranza, spesso senza voce e senza vetrina, perché le azioni positive non fanno mai notizia. Sono quei giovani che grazie all’impegno di docenti sensibili e responsabili hanno approfondito in questi anni i temi della Memoria. Hanno raccolto il “Testimone della Memoria” facendo proprie le testimonianze dei nostri sopravvissuti, a cominciare da quelli che non sono più fra noi.
Settimia Spizzichino fu la prima ad avere il coraggio di parlare, appena tornata. Un compito difficile perché le loro parole non furono subito comprese, a cominciare dalle nostre comunità che, uscite distrutte e dilaniate sia nell’anima che nelle esigenze di ricostruire una vita “normale”, ascoltavano mal volentieri i loro discorsi. Tanti rimasero in silenzio fino a circa 20 anni fa, altri non hanno più proferito parola fino alla loro morte. Chi ha ricominciato non ha più smesso, sacrificando con i loro racconti il ritorno a una vita normale e grazie al paziente sostegno dei loro coniugi hanno costruito un rapporto con i giovani che è andato al di là della testimonianza. Per questi giovani spesso sono diventati loro maestri di vita e questo che ci commuove.
Mi permetto di citare come esempio di speranza ciò che è avvenuto a Roma al liceo Artistico Caravillani, dove un’insegnante ha usato parole che possiamo definire infelici nei confronti di una sua alunna ebrea. Normalmente le proteste si circoscrivono tra l’alunno/a, i loro genitori e la dirigenza scolastica.
In questo caso uno ad uno i loro compagni hanno reagito ammonendo l’insegnante per poi “ammutinarsi” fino a quando hanno ottenuto il suo prepensionamento. Una solidarietà commovente grazie alla sensibilità del loro dirigente scolastico che dimostra che abbiamo il dovere di essere ottimisti. Per questo siamo onorati di averli qui con noi, oggi.
Dei sopravvissuti del 16 ottobre solo in due sono rimasti fra noi, Enzo Camerino e Lello Di Segni, ma non possiamo dimenticare gli altri, Luciano Camerino, Sabatino Finzi, Leone Sabatello, Angelo Efrati, Cesare Efrati, Cesare Di Segni, Michele Amati, Lazzaro Anticoli, Ferdinando Nemes, Arminio Wachsberger, Isacco Sermoneta, Mario Piperno, Angelo Sermoneta. Ma come possiamo dimenticare Romeo Salmoni, Shlomo Venezia, Ida Marcheria, Milena Zarfati, Lello Perugia, Luigi Sagi?
Se anche la Camera darà via libera al Disegno di Legge votato ieri sera dalla Commissione Giustizia al Senato, senza alcun voto contrario, per l’introduzione del reato del negazionismo dei crimini contro l’umanità e della Shoah, ci consentirà essere il quindicesimo paese europeo ad avere adottato tale norma. Una “medicina” che non si dovrà mai sostituire all’attività della didattica sulla Shoah. Con commozione ringrazio i primi firmatari al Senato, Silvana Amati e Lucio Malan. Il presidente della Commissione Giustizia Francesco Nitto Palma e il relatore Felice Casson insieme a tutta la Commissione. Ma un grazie particolare lo dobbiamo a chi si è esposto in prima linea, la professoressa Donatella Di Cesare che con il suo libro “Se Auschwitz è il nulla. Contro il Negazionismo” ha sensibilizzato l’opinione pubblica. All’avvocato Roberto De Vita che con il suo impegno volontario ha inchiodato alla Giustizia diversi gruppi e militanti spacciatori dell’odio.
Il “Boia delle Ardeatine” ce lo ha dimostrato: il pericolo è in mezzo a noi.
Citando Piero Terracina in un magistrale intervento alla scuola di Fanteria a Cesano e riferendosi ai negazionisti ha detto: “non so perché neghino, ma sono certo che se fossero vissuti durante la Shoah sarebbero stati dalla parte dei carnefici. Anzi sarebbero stati loro stessi dei carnefici”.
Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma
(16 ottobre 2013)