…positivismo

Gentile Odifreddi, credo che nessuno abbia intenzione di crocifiggerla perché lei, da buon scienziato positivista, desidera ricercare la verità sulla base di prove, documenti e, magari, verificando l’applicabilità del Principio di non contraddizione e del Principio di verificazione e continuità. Il fatto è che applicare questi criteri di verifica alla verità dei campi di sterminio e delle camere a gas significherebbe potere assistere a un gassamento, magari continuato nel presente. Potrebbe porre qualche problema, in effetti. Mi chiedo però perché non le siano sufficienti le testimonianze di gente come Shlomo Venezia, che i gassati li estraeva personalmente dalle camere a gas. Mi chiedo allora dove siano morte le dodici persone della mia famiglia se non nei campi di concentramento. Forse si sono eclissati in qualche luogo di villeggiatura in Germania o in Polonia e si sono dimenticati di tornare, tanto si divertivano. Se poi li abbia ammazzati il gas o una fucilata o una mazzata ben assestata al collo, per me fa ben poca differenza ‘scientifica’. E mi chiedo poi se questa sua acribia scientifica la applichi anche – cito a caso – ai morti della I Guerra mondiale, ai massacrati lasciati sul terreno dalle Crociate, agli sterminati dei Gulag, alle donne stuprate in Bosnia e via dicendo. Lei, in effetti, le prove visive dei fatti non le ha mai testimoniate. A questo punto dovrebbe forse anche cominciare a dubitare della sua stessa significante esistenza. Veda lei come interpretare questa mia ultima, ambigua affermazione.

Dario Calimani, anglista

(22 ottobre 2013)