Pio XI, il nazismo e l’enciclica scomparsa
Avrebbe potuto cambiare il corso della storia, ostacolare in modo significativo la macchina di persecuzione e sterminio, evitare il massacro di molti innocenti. E invece la Humanis Generis Unitas, enciclica antinazista fatta prepare al gesuita americano John LaFarge da Pio XI, il papa che nel ’38 parlò al mondo dicendo “Spiritualmente siamo tutti semiti”, scomparve misteriosamente dalla circolazione con la morte del pontefice e l’avvento di Eugenio Pacelli.
Su questa pagina oscura indaga adesso un libro, La vera storia dell’enciclica scomparsa di Pio XI (ed. Feltrinelli). Autore il giornalista e saggista Peter Eisner, che ha studiato a fondo diari e lettere inedite del gesuita contribuendo a comporre un mosaico difficile, tortuoso e sconvolgente.
“Da tempo malato di cuore – si legge nella recensione che appare oggi sull’inserto Sette del Corriere della sera – Pio XI si sentiva accerchiato, in un covo di spie, di vescovi delatori, di poliziotti in abito talare. Ammonì LaFarge che avrebbe dovuto rendere conto direttamente a lui e tenere la bocca cucita. Cosa a cui il gesuita trasgredì”.
Ad ostacolare la diffusione del testo fu in prima battuta Wlodzimierz Ledòchowski, il papa nero dei gesuiti, “convinto che fosse in atto contro l’Occidente una congiura di ebrei, massoni e bolscevichi”. È l’estate del 1938: LaFarge, in procinto di tornare negli Stati Uniti, consegna l’enciclica al conte polacco. Una forma di rispetto per quello che considerava un suo superiore. Un’obbedienza, scrive il Corriere, “che si rimprovererà per tutta la vita”. Il testo venne infatti insabbiato mentre l’Europa andava in fiamme, mentre i primi germi della soluzione finale ammantavano di orrore la notte dei cristalli in Austria e Germania.
“Non dimenticate che spesso vi sono osservatori e delatori (dite spie e direte il vero), che, per zelo proprio o per incarico avuto, vi ascoltano per denunciarvi”. Questo il messaggio che, l’11 febbraio 1939, Pio XI avrebbe voluto rivolgere ai vescovi riuniti in Vaticano per il decimo anniversario dei Patti Lateranensi. La sua morte, che Mussolini aveva spesso auspicato, rileva il Corriere, arriverà invece provvidenziale “proprio il giorno prima dell’intervento papale”.
Favorito da questa coincidenza, Pacelli – che nel 1933, da nunzio apostolico in Germania, aveva siglato con Hitler un accordo di riconoscimento internazionale per il nazismo – salirà al soglio di Pietro con il nome di Pio XII. Tra le prime azioni intraprese il sequestro degli incartamenti del suo predecessore, che verranno ritrovati soltanto dagli storici.
“Dei sette papi del Novecento – scrive l’articolista – Pio X è tato santificato, cinque pontefici sono stati proposti per la canonizzazione e con una recente decisione di papa Francesco, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II verranno proclamati santi il 27 aprile 2014. Quanto a Pio XII, tra dubbi e polemiche, nove anni dopo la sua morte, Paolo VI apri il processo diocesano per la causa di beatificazione e canonizzazione”.
L’unico papa del ventesimo secolo che non è su questa strada è Pio XI. “Forse perché – conclude – bisognerebbe rivoltare troppe tonache e frugare tra i misteri della sua vita e della sua morte”.
Adam Smulevich – twitter @asmulevichmoked
(25 ottobre 2013)