“Anche questo è negazionismo”

giacomo todeschiniLa recente affermazione da parte del leader della Destra italiana di una sua rassomiglianza agli ebrei perseguitati durante la Shoah è più grave di quanto si sia forse pensato.
Per capirne non solo la brutale volgarità, ma intenderne anche la profonda minaccia, bisogna avere in mente l’analisi di Betti Guetta di recente pubblicata da Pagine Ebraiche. In quella analisi che dà conto delle rilevazioni fatte dal Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea riguardo agli stereotipi per mezzo dei quali vengono fantasticati gli ebrei nell’Italia di oggi, si constatava che l’immagine divulgata degli ebrei continua a riprodurre antichi e moderni pregiudizi. Il potere, la ricchezza, un’occulta volontà di dominio sono ancora e spesso attribuiti agli ebrei dagli italiani che ne ignorano la storia, la presenza e la concretezza di vita.
La Shoah è spesso dimenticata o degradata ad espediente vittimistico. Su questo sfondo, alimentato per secoli da un cattolicesimo orientato a rafforzare la labile identità nazionale degli italiani sottolineandone il carattere unitariamente cristiano (un’identità collettiva e familiare religiosa e domestica più che politica), la triviale assimilazione proposta fra le motivate condanne per malversazione e la persecuzione vissuta dagli ebrei ad opera di fascisti e nazisti, assume tutto il senso di una perversa deformazione caricaturale della sofferenza di chi subì lo sterminio.
Nell’Italia di oggi, afflitta più che mai da pericolose forme di perdita della memoria, pervasa sia dal dilagare di stereotipi razzisti e antiebraici, sia dalla crescita di sottoculture che negano il significato specifico della storia e delle esperienze umane, la grottesca volontà di un condannato per truffa di mascherarsi da ebreo assume tutto il senso di un incitamento populista a disconoscere la verità storica, a negare la realtà di ciò che è avvenuto e che le vittime e i sopravvissuti hanno sperimentato sulla propria pelle. Anche questo è negazionismo, e del più virulento e aggressivo.

Giacomo Todeschini, storico

(7 novembre 2013)