…confronti

Moni Ovadia si disiscrive dalla Comunità di Milano perché troppo vicina a Israele e scoppiano tumulti mediatici fra estimatori afflitti (non molti) e censori accaniti ed entusiasti. Non occorre levarsi a saggi della montagna per affermare che né l’una né l’altra posizione fanno bene all’ebraismo. Moni Ovadia, disiscrivendosi denuncia l’impossibilità del dialogo e se ne pone fuori, mentre i suoi denigratori, con la loro esultanza, mostrano di fatto che egli non aveva altra scelta di fronte a un dialogo impossibile. A evitare strumentalizzazioni inutili, mi tocca dire che non sono un estimatore acritico di Moni Ovadia. Né sono mai stato un pacifista o un pacificatore. E non mi va di citare il solito Voltaire, campione di illuminismo limitato. Ma se un ebreo si pone al di fuori di una ‘comunità ebraica’, intesa anche in senso molto lato, è una sconfitta per tutti. E coloro che per anni gli hanno dato l’ostracismo impedendogli l’accesso alla platea ebraica non hanno fatto il bene dell’ebraismo. Hanno solo usato l’ebraismo a fini di polemica e di politica. Le idee parziali ed estreme di Moni Ovadia, come ogni altra idea, le si affronta contestandole con il coraggio dell’intelligenza. Ogni diverso atteggiamento è una sconfitta

Dario Calimani, anglista

(12 novembre 2013)