appartenenza…

Giunto alla fine dei suoi giorni, Ya‘aqòv benedice i suoi figli e vuole trasmettere loro la conoscenza di ciò che avverrà nei tempi futuri. Ma – come spiegano i Maestri – lo spirito profetico lo abbandona, ed egli fatica a trovare le parole. “Radunatevi, e dirò a voi ciò che capiterà a voi nei giorni a venire. Raccoglietevi e ascoltate, figli di Ya‘aqòv, e date ascolto a Israel vostro padre”. È evidente la ricerca di un’ispirazione che tarda a venire, e che potrà esprimersi solo attraverso l’auspicio, la speranza che D. faccia avverare quanto da lui voluto.
Tuttavia, anche nella difficoltà di vedere e di comunicare le cose nascoste, Ya‘aqòv trasmette l’insegnamento principale. “Raccoglietevi ed ascoltate, figli di Ya‘aqòv”: per diritto di nascita ogni ebreo è figlio di Ya‘aqòv, come ogni persona appartiene ad un determinato albero genealogico; ma il nome di Israel è quello che Ya‘aqòv si è conquistato quando è giunto al suo livello più elevato, quando è stato in grado di vincere anche contro forze superiori, e pertanto è il nome che esprime il livello spirituale del popolo ebraico, in quanto erede del livello spirituale del Patriarca.
Per questo, la faticata frase di Ya‘aqòv esprime un importante messaggio: “Radunatevi ed ascoltate, figli di Ya‘aqòv: cominciate col sentirvi uniti per appartenenza, come figli di un unico padre; ma sappiate che ciò non è sufficiente, che è necessario dare ascolto ad Israel, che è necessario rafforzare un’identità che è fatta di spiritualità, di valori elevati che soli possono unificare la vasta famiglia ebraica, che solo affermando insieme che l’unicità di D., l’idea dell’unità umana attraverso l’unità divina, è alla base del nostro rapporto di fratellanza con ogni essere creato”.

Rav Elia Richetti, presidente dell’Assemblea rabbinica italiana

(12 dicembre 2013)