Il coraggio di Nekrasov
Nel lontano 1987, due mesi prima che si spegnesse a Parigi, ho avuto la fortuna di conoscere lo scrittore russo Viktor Nekrasov, uno degli esponenti più noti dell’emigrazione russa. Nekrasov non era ebreo, ma la sua sensibilità verso la specificità della condizione ebraica era davvero eccezionale ed eccezionale era il suo coraggio. Al suo impegno si deve il primo monumento che a Babij Jar (presso Kiev) commemora le vittime delle fucilazioni di massa perpetrate dai nazisti nel 1941 (tra le cento e le centocinquantamila persone). Sergej Dovlatov, nel libro di ritratti “Non solo Brodskij”, così lo ricorda:
“Si commemorava l’anniversario delle fucilazioni di massa di Babij Jar. Si svolgeva un comizio non ufficiale. Tra i partecipanti c’era Viktor Nekrasov. Andò al microfono e cominciò a parlare. Dalla folla qualcuno si mise a gridare:
– Qui non sono sepolti solo gli ebrei!
– Sì, è vero, – rispose Nekrasov, – è vero. Qui non sono sepolti solo gli ebrei. Ma solo gli ebrei sono stati uccisi perché erano ebrei…”.
Laura Salmon, slavista
(20 dicembre 2013)