La relazione del presidente UCEI – “Risorse e futuro”
Il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha pronunciato nel corso del Consiglio UCEI la seguente relazione introduttiva:
Un anno e mezzo dopo l’inizio del nostro mandato, avendo ormai impostato e definito l’assetto della nuova struttura nata dalla riforma dello Statuto, sono certo che anche voi, come me, desideriate concretezza.
Durante questo primo periodo, che definirei di rodaggio, era naturale e forse persino necessario che trovassero libero sfogo l’entusiasmo e l’ebbrezza di mettere alla prova noi stessi e questo consesso, meraviglioso e terribile, che abbiamo definito “piccolo Parlamento” e che finalmente, anche fisicamente, ha segnato la nascita dell’ebraismo italiano nazionale che sta superando e sostituendo l’ebraismo regionale e frammentario del passato.
Ma facciamo attenzione perché questa creatura affascinante, questa entità bella e vorace, se non viene domata, disciplinata, educata a rispettare regole procedurali precise, può tranquillamente divorare noi stessi, le nostre istituzioni, le nostre risorse intellettuali e finanziarie, le nostre forze fisiche e mentali.
È giunto il momento di arrestare qualsiasi impiego e dispersione di risorse che sia non programmata e non finalizzata a risultati concreti, misurabili e ben individuati attraverso precise procedure e che abbia un favorevole rapporto costi/benefici.
Ma non voglio essere frainteso, non vi propongo di chiuderci in difesa, limitare la vitalità, adottare un’austerità che potrebbe rivelarsi letale.
Al contrario, la proposta è di investire più risorse che nel passato ma a condizione che la nostra efficienza operativa cresca proporzionalmente in misura maggiore della spesa e che tale spesa sia un reale investimento che generi frutti e ricchezza sociale.
Questa è l’unica strada che possiamo percorrere se vogliamo al tempo stesso migliorare le Comunità e cogliere la storica occasione che abbiamo di fronte per incrementare i nostri rapporti con la società, con le diverse nazionalità e le diverse ideologie e religioni; in definitiva prima capire e poi spiegare a tutti “chi sono gli ebrei”, “che cosa significa essere ebrei oggi”, “quali sono le prospettive e le aspettative per gli ebrei domani”.
Se è vero che l’immobilità è una pura illusione perché in verità chi non avanza sicuramente retrocede, che la semplice conservazione senza prospettive di sviluppo maschera la decadenza, che l’isolamento è la peggiore minaccia per la nostra sopravvivenza, non possiamo e non dobbiamo perdere l’occasione storica che le nostre generazioni stanno vivendo di poter uscire coraggiosamente e definitivamente dal ruolo di vittime in un mondo come l’attuale nel quale chi si sente vittima, e si presenta come tale, prima o dopo lo diventa veramente.
Vi chiedo quindi di accogliere l’invito alla concretezza e alla progettualità producendo uno sforzo di sintesi per ridurre drasticamente lungaggini, ritardi e inutili formalismi, per abbassare il tono delle polemiche, per rispettare i ruoli che ci siamo liberamente attribuiti dedicando più tempo al lavoro pratico e meno all’elaborazione di teorie astratte.
Ho fiducia che tutto ciò sia realizzabile in quanto, come me, molti di voi si sono già espressi nello stesso senso o hanno già messo in pratica questi principi.
Affrontiamo quindi immediatamente i punti all’ordine del giorno prestando particolare attenzione ad alcuni temi; insisto: solo alcuni temi, quelli che sono più strettamente connessi con l’argomento principale da trattare, il bilancio preventivo 2014.
Questa mia introduzione non ha e non vuole avere la natura e le caratteristiche di una relazione generale ma solo essere uno stimolo a un civile e costruttivo confronto.
Situazione economica
Stiamo vivendo la più grave e più lunga crisi degli ultimi 60 anni, che ha modificato e sta continuando a modificare con una velocità impressionante lo scenario politico ed economico dell’Italia e di conseguenza anche delle comunità ebraiche.
L’ebraismo italiano, che fino al 2000 riusciva a vivere autofinanziando le proprie attività e le proprie strutture, sta sviluppando una dipendenza sempre maggiore dalle risorse provenienti dall’Otto per Mille.
Questa dipendenza ci permette di mantenere le nostre istituzioni, ma contiene anche elementi di debolezza e fragilità.
Non voglio lanciare messaggi allarmistici, ma non sarebbe prudente dimenticare che l’Otto per Mille non costituisce una rendita fissa e garantita, ma è suscettibile di importanti variazioni collegate sia alla situazione generale che all’immagine che riusciamo a proiettare.
Porto alcuni esempi di situazioni che potrebbero creare notevoli difficoltà:
– Se la crisi economica facesse diminuire il gettito fiscale complessivo;
– Se diminuisse il numero delle firme apposte a favore dell’UCEI;
– Se la percentuale dell’Otto per Mille venisse portata a un livello inferiore;
– Se lo Stato decidesse di incamerare e trattenere le somme corrispondenti alle scelte non espresse.
Un ribasso potrebbe anche derivare dagli effetti dell’aumento del numero delle Intese con altre confessioni religiose.
Ritengo quindi improrogabile l’esigenza di avviare un confronto sul problema del reperimento delle risorse economiche, cruciale per assicurare il nostro futuro.
Partiamo dall’analisi di un dato incontestabile: gli ebrei italiani generano dal proprio interno solo una parte ridotta, e sempre più ridotta, delle risorse necessarie alla regolare conduzione delle istituzioni e delle strutture. Sopperiscono a questa carenza le adesioni di decine di migliaia di cittadini e contribuenti italiani che dimostrano attenzione per la nostra storia e i nostri valori.
Si genera così un effetto moltiplicatore favorevole per il quale le adesioni superano di gran lunga il numero di appartenenti alle nostre Comunità.
E non mancano segnali incoraggianti. Nell’anno in corso si sono raccolti i frutti delle scelte che furono compiute fra il 2008 e il 2009, attraverso le quali è stato raggiunto il risultato di aumentare notevolmente il numero dei consensi e di superare di circa un milione di euro gli importi preventivati per il 2013.
A questo risultato hanno concorso diversi fattori, alcuni lanciati dall’Unione e sviluppati in ambito locale dalle diverse Comunità come il grande impegno di coinvolgere la popolazione e le istituzioni italiane in eventi ricorrenti come la Giornata della Cultura e il Giorno della Memoria, altri di carattere nazionale promossi dall’Unione come la creazione di un sistema di comunicazione e informazione moderno, veloce e articolato, altri ancora all’accentuarsi di dinamiche che affondano le radici nella millenaria storia dell’ebraismo italiano come il forte risveglio di interesse per l’ebraismo nelle regioni del Meridione, nel quale l’Unione ha creduto e sta ottenendo importanti risultati.
Per non dilungarmi troppo mi limito a fornire solo quattro cifre: le firme per l’UCEI, che nel 2004 erano scese a circa 60mila, nel 2010 sono risalite a circa 80mila; l’importo derivante dal riparto, che era sceso a poco più di 3 milioni e 600mila euro, ha toccato con gli ultimi dati 5 milioni e 300mila euro.
Sarebbe un danno incalcolabile se questa fonte di finanziamento si ridimensionasse e si inaridisse.
Rapporti con il mondo politico
La crisi istituzionale e politica dell’Italia sta assumendo, in questi ultimi giorni, caratteri e toni estremamente preoccupanti.
Si assiste a uno scontro violento e ininterrotto tra i poteri dello Stato e da parte di partiti e movimenti, che pure hanno ottenuto nelle ultime elezioni significativi risultati, al lancio di idee e iniziative di contenuto destabilizzante.
Ritengo che sia necessaria molta prudenza e molta oculatezza da parte delle istituzioni ebraiche per non permettere a nessuna parte politica di utilizzare e strumentalizzare la nostra vera o presunta capacità di influire sull’elettorato.
Rispetto ai rapporti con il mondo politico ritengo che rimanga valida l’impostazione deliberata nel corso dell’assemblea tenutasi nel 2008 a Firenze e poi correttamente attuata.
Si decise allora che le istituzioni ebraiche non dovessero assumere posizioni a sostegno di specifiche ideologie politiche e tenere e costruire rapporti di contiguità e di collateralità con alcun partito o singola personalità.
Sia l’Unione che le singole Comunità sono tenute a rapportarsi in maniera corretta con le istituzioni italiane e ad intervenire in maniera favorevole o contraria quando vengono poste in discussione grandi questioni di principio allo scopo di sostenere fermamente e coerentemente i valori dell’ebraismo.
Si decise inoltre, nella stessa occasione, che sarebbe opportuno incoraggiare l’avvicinamento, soprattutto di giovani, alla vita politica tenendo in ogni caso presente che non sarebbe invece opportuno che le persone che svolgono politica attiva facciano parte delle Giunte o degli organi di amministrazione dell’Unione, delle Comunità o degli enti ebraici riconosciuti.
La Comunicazione e la Community
Non basta generare informazione e cultura. Bisogna anche riuscire a diffonderla e avere la determinazione di proiettare un’immagine positiva e costruttiva dell’ebraismo all’interno della società nella quale si vive.
È necessario rettificare la pericolosa tendenza di dedicare molto tempo al contrasto, alla lotta e alla polemica e di trascurare la ricerca e il consolidamento di nuove amicizie.
Questo errore deve essere rimosso, soprattutto in un periodo come quello attuale, nel quale le occasioni di collaborazione, scambi di opinioni e dibattiti sono molto intense e frequenti.
Abbiamo bisogno di rafforzare quella cerchia di tutela che, usando un termine molto diffuso, potremmo chiamare Community.
Quella componente della società che ci percepisce come un valore positivo e irrinunciabile e con la quale abbiamo il dovere di coltivare un rapporto stabile e costruttivo, anche al fine di aumentare l’autorevolezza e il peso politico delle istituzioni dell’ebraismo italiano.
Il mondo degli iscritti alle Comunità e quello della Community non sono certo assimilabili fra loro, ma dovrebbero essere considerati per la relazione che li lega.
Un mondo ebraico privato del sostegno della Community è condannato all’isolamento e alla decadenza.
Una Community isolata dall’insieme del mondo ebraico potrebbe rivelarsi incapace di crescere in maniera sana e correrebbe il rischio di essere condizionata da spinte propagandistiche ed emotive.
Per questo motivo sarebbe estremamente dannoso disinvestire e depotenziare gli strumenti di cui attualmente disponiamo, interrompendo quel tenue filo di collegamento che tiene in vita i rapporti tra le Comunità e tra le Comunità e la società italiana nel suo complesso e contrasta la tendenza all’allontanamento.
Dobbiamo compiere ogni sforzo per coltivare una crescita sana e vigorosa della Community e soprattutto dobbiamo impegnarci per evitare di perdere iscritti delle nostre Comunità.
Di spunti per il futuro è ricca anche l’indagine sociodemografica sull’ebraismo italiano, uno studio che presenta molti interrogativi utili per comprendere il mondo degli iscritti alle Comunità e la condizione degli ebrei non iscritti.
Bilancio preventivo
Il Bilancio preventivo 2014 e la Relazione che saranno ora illustrati dall’assessore Noemi Di Segni sono stati approvati dalla Giunta e costituiscono il documento base che viene sottoposto alla vostra approvazione.
Dopo averne preso visione molti hanno manifestato apprezzamento per il taglio rigoroso e innovativo e per le chiavi interpretative e una visione più nitida della nostra realtà.
Si tratta di un documento che è stato preceduto da approfondite raccolte di dati, ascolto delle priorità emerse e consultazioni nelle circostanze e occasioni che hanno caratterizzato questo anno di lavoro; a nome di tutti voglio ringraziare Noemi per il rigore, la professionalità e la serietà con le quali ha curato questo fondamentale passaggio della vita comunitaria e con le quali, durante tutto l’anno, ha svolto il suo fondamentale ruolo di assessore.
Renzo Gattegna, presidente Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
(8 dicembre 2013)