Time out – Memoria e Israele
La proposta di abolire la memoria storica della Shoah io nell’articolo del Foglio non l’ho trovata. Anzi, mi è sembrato che il senso dell’articolo del quotidiano diretto da Giuliano Ferrara fosse quanto meno più profondo. Così come non è vero che si faccia confusione tra ebrei e israeliani. La realtà è che l’articolo del Foglio ha in larga parte ragione. Ha ragione quando sostiene che c’è qualcuno che gioca sulla differenza tra ebrei e israeliani per giustificare e trovare un senso al proprio antisemitismo che ha solo cambiato veste e si chiama per l’appunto antisionismo. Ed ha ragione quando dice che esiste una certo ambiente culturale che ricorda la Shoah per chiudere gli occhi su quanto avviene nei confronti d’Israele. Non ha ragione però sul senso di alcuni simboli oggi. Non è concentrandosi esclusivamente sulle minacce del presente che si ottiene la certezza che ciò che è avvenuto in passato domani non possa ripetersi più. La Shoah non è certo uno spauracchio da tirar fuori di fronte ad ogni critica ad Israele, ma è senza dubbio la prova provata che le minacce di chi odia il popolo ebraico hanno ancora ragione di preoccuparci. Il senso del Museo della Shoah di Roma, a ormai settant’anni dalle deportazioni, non dovrà servire a onorare gli ebrei morti, che non ne hanno certo bisogno, ma a difendere gli ebrei vivi, spiegando come l’antisemitismo abbia solo cambiato forma e che è solamente attraverso la comprensione del passato che si può capire perché le minacce di oggi siano profondamente reali e preoccupanti.
Daniel Funaro
(26 dicembre 2013)