Qui Milano – “Struttura, futuro, condivisione”. L’assessore alla scuola fa il punto
Scuola come cuore della Comunità ebraica. Non ha dubbi Davide Hazan, nominato negli scorsi mesi nuovo assessore competente della Comunità ebraica di Milano dopo le dimissioni di Daniele Schwarz. Su questo elemento si fondano i suoi progetti per il futuro dell’istituto, oggi in grave crisi dal punto di vista finanziario, con una perdita strutturale sempre più insostenibile per i bilanci comunitari. “In questo momento e nel breve termine la priorità è mettere a posto la scuola da un punto di vista strutturale – spiega Hazan – Riscaldamento, bagni, impianto elettrico… In questa prospettiva stiamo lavorando a un progetto in collaborazione con la Fondazione Scuola, legato all’idea di lanciare un fund raising mirato. E se per il lavoro complessivo ci avvarremo naturalmente di professionisti, ci tengo a dire che vogliamo andare oltre, nell’idea di una comunità di persone che si riapproprino della loro scuola: coinvolgeremo studenti, genitori, insegnanti, tutti gli iscritti, nel progetto ‘Coloriamo la nostra scuola’ per ritinteggiare le pareti”. Nella visione dell’assessore, è fondamentale che l’istituto mantenga ben salde le radici nel passato, rivolgendo però lo sguardo al futuro. “Secondo un corso già impostato con il mio predecessore, due esperti del Ministero dell’Istruzione stanno lavorando con le presidi sul fronte del curriculo del nostro istituto. Lo scopo è quello di definire gli obiettivi che la scuola vuole perseguire, quali competenze vogliamo i nostri ragazzi acquisiscano in ciascuna area cognitiva al termine del percorso scolastico. Presenteremo i risultati il prossimo 20 gennaio”. E per il futuro della scuola, Hazan sottolinea ancora l’importanza del coinvolgere tutti. “Stiamo mettendo in piedi un gruppo di lavoro composto non soltanto dai rappresentanti di tutte le anime della vita scolastica, ma anche dalle migliori intelligenze dell’intera Comunità, a partire dal rabbino capo Alfonso Arbib, oltre a esperti di scuola, ebraica e non, disponibili a lavorare con noi sul tema”. Nel presente della scuola c’è il potenziamento del lavoro sulle lingue, con l’avviata collaborazione con il British Council, e la formazione di un entusiasta gruppo di genitori “Sono davvero molto contento di aver recuperato questa prospettiva. Sono coinvolti genitori di tutti gli ordini, da una parte nido, infanzia ed elementari, dall’altra medie inferiori e superiori, con una buona rappresentanza delle sensibilità e delle varie edot (etnie ndr). Un solo requisito fondamentale che loro stessi si sono dati: la voglia e la disponibilità a lavorare sul serio”. In cantiere il rafforzamento dell’insegnamento dell’ebraico (“stiamo cercando la strada migliore. Di recente per esempio i nostri insegnanti sono andati a un seminario di didattica della lingua in Francia”) e dell’informatizzazione. “Da questo punto di vista sarà necessario agire più nel medio che nel breve termine, per arrivare ad avere le infrastrutture e gli strumenti necessari, un tablet per ogni studente, un notebook per ogni insegnante, la rete internet che li supporti, la formazione necessaria ai docenti, perché informatica significhi non soltanto studiare facendo qualche ricerca su internet, ma arrivare a una didattica che la utilizzi in maniera integrata”. Allo studio infine la possibilità di adottare per il liceo un percorso di quattro anni invece di cinque, secondo una sperimentazione già avviata in alcune scuole in Lombardia. Poi naturalmente per il mandato di Davide Hazan c’è un sogno. “Una scuola‐Mille scuole” riunire sotto lo stesso tetto, quello dell’edificio comunitario, le tre scuole ebraiche di Milano. “I primi contatti sono stati avviati e la reazione è positiva. Certo è ancora tutto in una fase preliminare, ma un domani chissà. Si potrebbe anche arrivare a mettere a fattore comune alcuni elementi, come gli insegnanti delle materie curricolari. Nel pieno rispetto delle diverse esigenze di ciascun istituto”. Sullo sfondo rimane la difficile situazione economica. “Certo i risparmi sono importanti, ma quando si tratta di scuola non si deve mai rinunciare all’idea di fornire agli iscritti un livello di servizi minimi, e in questo io comprendo anche un liceo ebraico comunitario. La scuola è davvero l’ultimo elemento su cui tagliare, altrimenti la deriva per la Comunità potrebbe essere molto negativa” conclude Hazan.
Riorganizzazione amministrativa, ecco la ricetta del manager romano
Tra gli esperti che i vertici della Comunità ebraica di Milano hanno scelto di consultare negli scorsi mesi per trovare soluzioni a fronte della drammatica situazione finanziaria in cui versa la scuola della Comunità, anche Elio Limentani, direttore amministrativo del corrispondente istituto a Roma e prima ancora funzionario all’Università Sapienza. “Trovo che il mondo delle scuole ebraiche italiane sia in generale caratterizzato dall’essere molto vivo, bello, partecipato, con docenti, studenti, genitori e dirigenza comunitaria che collaborano per offrire un servizio su misura” spiega Limentani. Il punto di partenza nell’offrire la sua consulenza alla scuola della Comunità ebraica di Milano è stata proprio l’esperienza accumulata nell’affrontare una simile situazione di difficoltà attraversata negli anni scorsi dall’istituto romano. “In seguito a un calo demografico e per problemi di natura economica, gli allievi erano diminuiti, soprattutto al liceo – ricorda – Un trend che poi abbiamo riassorbito attraverso molti interventi, compreso il passaggio a una didattica maggiormente innovativa”. Per quanto riguarda Milano, Limentani dice di essere rimasto colpito in positivo dalla forte organizzazione e dalla struttura. “Una struttura bella, moderna con tanti servizi – dice – che per esempio la scuola di Roma, che ha sede in un edificio storico, non può offrire, dal giardino agli spogliatoi”. “Anche gli insegnanti mi sono parsi molto validi” aggiunge il direttore, che però specifica che è proprio sul personale, e in particolare sul suo inquadramento, che bisognerebbe intervenire per riportare la scuola alla sostenibilità economica. “Molti docenti – prosegue – sono assunti a tempo indeterminato senza però essere abilitati, pur essendoci ore da 50 minuti, non viene chiesto loro di mettere a disposizione un’ora in più rispetto al proprio orario in classe che ridurrebbe l’incidenza delle supplenze. E poi ci sono diverse cattedre monche, da otto/ dieci ore, che fanno salire decisamente i costi. Anche sul tipo di contratto in sé si potrebbero fare degli interventi migliorativi. A Roma questo tipo di azioni sono state decisive per mettere il bilancio della scuola sotto controllo”.
Italia Ebraica, gennaio 2013
(31 dicembre 2013)