eroismo…

Quando nelle scuole israeliane si celebra lo Yom HaZikkaron laShoà velaGhevurà, il giorno del ricordo della Shoà e dell’Eroismo, spesso la conclusione musicale delle riflessioni e della rappresentazione scolastica è affidata al conosciuto passo della Haggadà di Pesach: “Vehi sheamda laAvotenu velanu…la promessa che è stata mantenuta per i nostri padri lo sarà anche per noi: poiché non uno solo si levò contro di noi per distruggerci ma in ogni generazione si levano contro di noi per distruggerci però il Santo, Benedetto Egli Sia, ci salva dalla loro mano.” La versione di questo passo non è univoca e varia da tradizione a tradizione: i sefarditi non dicono “per distruggerci”, così come il testo originale del Machazor di Roma (Bologna 1540) non contempla il “per distruggerci”. Il “per distruggerci” non compare nemmeno nei testi di Saadia Gaon, del Maimonide e di Don Itzhak Abravanel. Oggi, però, il “per distruggerci” è diffuso e merita una riflessione insieme alla parola “eroismo” che il ricordo della Shoà porta con sé in Israele. Lo Zikkaron, la Memoria non può passare solo per il buio della distruzione, ma deve nutrirsi anche delle luci dell’eroismo. L’eroismo di chi impastava matzot in un ghetto polacco nel 1943, l’eroismo di chi accendeva pubblicamente la Channukkià in un campo di transito olandese negli anni del 1940, l’eroismo del teatro in pieno ghetto di Varsavia, l’eroismo dei ribelli dei ghetti, l’eroismo dei Giusti tra le Nazioni: gli oltre 24000 uomini e donne che danno senso alla parola umanità. Perché il binario di una Memoria che non educa alla fiducia nell’umanità, è un binario morto, un binario celebrativo e non educativo, un binario pericoloso che non insegna ma nutre di revanscismo o, peggio ancora, pietismo. La Memoria come spazio educativo per le nuove generazioni deve illuminare con forza la seconda parte del passo della Haggadà: “Però il Santo Benedetto Egli Sia ci salva dalle loro mani”. E per farlo, Kadosh Baruch Hu, si serve delle mani eroiche e straordinariamente umane dei Giusti e di chi, pur nel buio di ogni bufera totalitaria, lascia in eredità al futuro la propria dignità.

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
(31 gennaio 2014)