Exillitteratur
In fuga dalla Germania nazista e dall’Austria dopo l’Anschluss, molti scrittori ebrei e antifascisti trovarono prima del 1940 spazio o temporaneo rifugio specialmente nei Paesi Bassi. E’ così che nacque quella che in tedesco viene chiamata Exilliteratur, letteratura d’esilio.
Ad Amsterdam, già precedente rifugio per gli ebrei della Penisola iberica, questi autori ebbero la possibilità di inviare o pubblicare gran parte delle loro opere, che oggi ci giungono fortunatamente intatte, soprattutto grazie alle due case editrici Querido Verlag e Allert de Lange Verlag.
Tramite questi due editori videro le stampe numerosi romanzi che continuarono la tradizione letteraria mitteleuropea, e saggi che hanno dato forma al pensiero della prima metà del Novecento, che altrimenti sarebbero stati travolti dalla censura e dai roghi nazisti. Diffusi poi successivamente dall’Olanda, anche attraverso vie clandestine, nel resto d’Europa.
Solo per nominare alcuni autori, vennero pubblicate opere e contributi di Arnold e Stefan Zweig, di Joseph Roth, Sigmund Freud, Egon Kisch, Heinrich Eduard Jacob, Anna Seghers, Alfred Döblin, Vicki Baum, Siegfried Kracauer, Jakob Wassermann, Ernst Toller, Arthur Schnitzler. Alcuni di loro purtroppo dimenticati, almeno nel panorama editoriale italiano.
La Querido Verlag apparteneva alla Querido’s Uitgeverij, casa fondata nel 1915 come libreria dall’ebreo portoghese Emanuel Querido (1871-1943), e situata in un’elegante palazzina in Keizersgracht 333, uno tra i più scenici canali del Binnen, il centro cittadino. Dopo l’ascesa di Hitler nel 1933, con la collaborazione dell’editore ebreo-tedesco Fritz Landshoff (1901-1988) divenne punto di contatto e riferimento per gli autori ebrei e tedeschi perseguitati. L’attività si interruppe con l’occupazione tedesca dell’Olanda, Landshoff riuscì a fuggire a New York, e Querido catturato dai nazisti, trovò la morte insieme alla moglie nel campo di concentramento di Sobibor, seguendo lo stesso destino della maggioranza della popolazione ebraica olandese. Dopo la II guerra mondiale, la casa riprese la sua rinomata attività ristampando tra gli altri, la “Dialettica dell’Illuminismo” di Max Horkheimer e Theodor Adorno, ed è tutt’oggi tra i più prestigiosi editori olandesi.
La Allert de Lange Verlag svolse un ruolo analogo e ugualmente fondamentale nell’edizione di opere in tedesco di esiliati, sempre nel 1933 nacque una sezione specializzata su iniziativa della giornalista Hilda van Praag, che passò poi sotto la direzione dello scrittore ebreo-tedesco Hermann Kersten (1900-1996) e dell’editore Walter Landauer (1902-1944), ex dipendenti, come F. Landshoff, della Kiepenhauer Verlag, altra importante casa editrice di Weimar. Nel 1940, fu definitivamente chiusa e confiscata dai nazisti, Kersten fuggì negli Stati Uniti e Landauer, arrestato nel 1943, morì successivamente nel campo di Bergen-Belsen.
Ma l’esperienza dell’Exilliteratur non si limitò solo ai Paesi Bassi, ebbe luogo anche in Francia e si sviluppò e proseguì anche in Svizzera, in Russia, nel Regno Unito e nelle Americhe.
Ho ritenuto significativo riprendere questa “piccola storia” nella “grande storia”, perché come scrive lo studioso olandese Jeroen Dewulf, autore di “Spirit of resistance. Dutch clandestine literature during the nazi occupation” 2007, dove l’argomento viene trattato concisamente, l’attività delle suddette case editrici rappresenta senza dubbio “un simbolo di resistenza culturale contro il nazifascismo” ed un faro nella tempesta di quegli anni bui.
Francesco Moises Bassano
(31 gennaio 2014)