Qui Milano – Ricordare il treno, ricordare i nomi. Bray: “Memoria irrinunciabile chiave del presente”
Sullo sfondo della cerimonia, i nomi. Un elenco di centinaia di nomi che uno dopo l’altro vengono in rilievo sull’installazione multimediale. Tra questi, le 605 persone che il 30 gennaio 1944 partirono caricate “con inaudita violenza” sui carri piombati diretti verso Auschwitz. Con loro c’era Liliana Segre, ospite speciale alla cerimonia organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio insieme alla Comunità ebraica di Milano ogni 30 gennaio dal 1997 nel luogo dove oggi sorge il Memoriale della Shoah. Ieri, accanto a lei, un’altra testimone delle tragedie del ‘900, Vera Vigevani Jarach. Suo nonno da lì venne deportato allo sterminio, sua figlia, tanti anni dopo in Argentina dove Vera si era rifugiata per sfuggire alle persecuzioni razziste, fu rubata e brutalmente assassinata dalla giunta militare.
Non ha trattenuto le lacrime di fronte al fiume di gente di ogni età arrivata al Memoriale il ministro della Cultura Massimo Bray, che prendendo la parola ha raccontato di suo figlio Giovanni e di quella terribile domanda posta al padre al ritorno da una giornata di scuola dedicata allo studio della Shoah. “Perché?”. “Fortunato Giovanni e la tenerezza che tutti noi proviamo vedendo un ministro che si commuove” ha detto Liliana Segre “Ripenso a un altro padre e a un’altra figlia, in questo luogo, settant’anni fa. Cosa fa un padre con la sua principessa circondato dall’inaudita violenza? E una domanda oggi mi pongo. Cosa fanno coloro che furono persecutori, quando un figlio, un nipote, arriva da loro tornando da scuola per chiedere cosa avvenne durante la seconda guerra mondiale?”.
“Vedendo la risposta della città all’apertura del Memoriale, siamo felici che il nostro messaggio arrivi alle coscienze – ha sottolineato il vicepresidente della Fondazione Memoriale della Shoah e dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Roberto Jarach – Se abbiamo riscoperto questo luogo lo dobbiamo innanzitutto all’impegno della Comunità di Sant’Egidio e della Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea”.
L’uomo creatura straordinaria. L’uomo creatura capace di inimmaginabili atrocità. “Credo che possa essere questo un modo per riflettere sulla Shoah al di là del corso degli eventi. Ricordare che l’essere umano può arrivare a questo, non fermarsi alla visione edulcorata che spesso abbiamo dell’umanità. Il che significa riconoscere che il male esiste, ma pure che si può scegliere il bene” ha sottolineato il rabbino capo di Milano Alfonso Arbib.
“Io ho una grande speranza, ed è una speranza fondata sulla ragione. Mai più indifferenza, sempre solidarietà” le parole di saluto di Vera Vigevani Jarach, parole piene di sorriso ed energia “Questo è anche il mio arrivederci a Milano, e voglio dire un’altra cosa. Io sono una madre de Plaza de Mayo, ma ci sono anche le nonne, che cercano i nipoti scomparsi. Qualcuno potrebbe essere in Italia. Se potete fare qualcosa, aiutate queste persone a ritrovare la propria identità”.
Durante l’incontro introdotto da Giorgio Del Zanna della Comunità di Sant’Egidio grande commozione nell’ascoltare le note della fisarmonica di Jovica Jovic, musicista rom, che ha suonato una melodia composta dal padre, sopravvissuto ad Auschwitz.
Poi le centinaia di partecipanti hanno camminato lungo il percorso del Memoriale, sostando di fronte ai pannelli della mostra che ricorda le storie di chi partì da quel luogo, attraversando i vagoni d’epoca sui binari, sostando davanti al muro dei nomi e al luogo di riflessione.
Per rispondere al messaggio lanciato dal commosso ministro Bray “Che la Memoria sia irrinunciabile chiave di lettura del presente”.
Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked
(31 gennaio 2014)